Potrebbe concludersi con un lieto fine la dura battaglia tra i sindacati e il management di Air France, dopo mesi di contrasti e scioperi che hanno fatto anche saltare la poltrona dell’ormai ex ceo, Jean Marc Janaillac.
Lo scorso 19 ottobre, infatti, i lavoratori della compagnia aerea transalpina hanno approvato con il 76% di sì il nuovo accordo sui salari proposta dall’attuale chief executive officer, Ben Smith, subentrato da pochi mesi ai vertici dell’azienda. L’accordo, non firmato però da due grosse sigle sindacali come Snpl e Cgt, prevede un aumento dei salari del 2% retroattivo a tutto il 2018 e di un ulteriore 2% il prossimo anno.
I due sindacati che hanno rifiutato l’accordo chiedevano un aumento del 6% stimato in base agli ottimi risultati registrati da Air France nel 2017.
Jean-Marc Janaillac si era dimesso lo scorso 4 maggio in seguito alla bocciatura da parte dei dipendenti di un accordo che prevedeva un aumento salariale di 7 punti percentuali spalmato su quattro anni, partendo proprio da un +2% nel 2018. Secondo AeroTime, gli scioperi e le proteste di questi ultimi mesi sono costati alla compagnia transalpina circa 300 milioni di euro.