by Giorgio Maggi | 7 Maggio 2018 8:24
Tempesta nei cieli di Air France-Klm. Dopo che i lavoratori della compagnia hanno bocciato con un referendum la proposta di un accordo sui salari, che avrebbe dovuto porre fine alla raffica di scioperi che sta colpendo il vettore, l’amministratore delegato Jean-Marc Janaillac ha annunciato le sue dimissioni, parlando della vicenda come di un enorme pasticcio. «Accetto le conseguenze di questo voto – ha dichiarato in una nota – e presenterò le mie dimissioni al cda nei prossimi giorni», con la prossima riunione fissata il 15 maggio per indicare una soluzione di governance transitoria.
Al referendum, a cui hanno partecipato circa l’80% degli aventi diritto al voto, più della metà (55,44%) dei lavoratori ha rigettato l’accordo che prevedeva un aumento del 7% dei salari per i prossimi quattro anni.
Risultato: per il colosso francese le porte di una crisi potrebbero adesso spalancarsi, con i sindacati contrari alla nomina di un nuovo amministratore delegato con le stesse linee guida del predecessore. «Sono i 50mila lavoratori tra hostess, piloti, meccanici, persone amministrativo e di terra, che fanno andare avanti l’azienda, e non certo il suo direttore generale. Avevamo detto molto chiaramente che non eravamo d’accordo con il piano proposto», ha detto a France Info Vincent Salles, segretario generale di Cgt-Air France. «La crisi l’ha voluta monsieur Janaillac, invece che bruciare 300 milioni di euro in scioperi, poteva investirne 240 in aumenti salariali».
Come già era successo il 25 aprile dello scorso anno con il “no” dei dipendenti al piano Alitalia[1], si ripresenta dunque un nuovo caso in cui il ricorso alla consultazione dei lavoratori getta un vettore nel mare aperto dell’incertezza, soprattutto dopo la conferma degli scioperi di lunedì e martedì che arrivano dopo che da inizio anno sono state già tredici le astensioni dal lavoro del personale della compagnia.
Piuttosto, una speranza per il futuro è che lo Stato intervenga, forte del suo 14% di capitale azionario, anche se per il momento, sia il ministro dell’Economia Bruno Le Maire, che quello dei Trasporti Elisabeth Borne, si sono limitati ad appellarsi al «senso di responsabilità di ciascuno».
Intanto, nel primo trimestre dell’anno i risultati finanziari del Gruppo franco-olandese fanno segnare una perdita di 269 milioni di euro, una cifra sulla quale ha influito non poco il susseguirsi degli scioperi. Il costo complessivo dei primi 11 giorni di astensione dal lavoro, infatti, è stato stimato dalla società in 300 milioni di euro, circa 25 milioni al giorno.
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