Si complica la crisi finanziaria in cui versa Air India. Secondo le ultime notizie riportate dai giornali asiatici, infatti, la compagnia non sarebbe più in grado di rifornire di carburante i propri aerei in sei aeroporti indiani, a causa di un divieto imposto dalle compagnie petrolifere. Il motivo del già ribattezzato fuel ban sarebbe riconducibile al mancato pagamento dei fornitori di carburante da parte di Air India negli ultimi 12 mesi.
Da giovedì scorso, quindi, dopo l’ennesima “bolletta scaduta” e non saldata; la Omc (organo che raggruppa i maggiori gruppi petroliferi di stato indiani) – guidata dalla Indian Oil Company – ha vietato il rifornimento a Air India negli aeroporti di Cochin, Ranchi, Mohali, Patna, Vizag e Pune.
Paradossale è il fatto che le compagnie petrolifere di stato stiano bloccando i rifornimenti a Air India, linea aerea anch’essa statale. A quanto pare, però, la somma che il vettore deve ai fornitori di carburante sarebbe enorme (si parla di oltre 550 milioni di dollari) e non ci sarebbe prospettive di saldare il debito in tempi brevi.
Al momento, però, nessun volo di Air India è stato cancellato e la compagnia si dice sicura di riuscire a risolvere a breve il suo contenzioso con i fornitori di jet fuel. In ogni caso, la compagnia indiana fa un ulteriore passo indietro nel suo progetto di rilancio, dopo il fallito tentativo di trovare un compratore privato. Da oltre un anno, infatti, lo stato indiano sta tentando di vendere Air India ai privati a causa dell’enorme debito accumulato dalla compagnia nel corso degli anni e di una situazione operativa e finanziaria eccessivamente dispendiosa per le casse dello Stato.
Secondo i quotidiani locali, tra le maggiori zavorre che costringono Air India a una affannosa operatività ci sarebbero l’eccessivo costo del personale in eccedenza rispetto al reale bisogno e le numerose rotte poco profittevoli ancora attive. Secondo alcune stime, il debito totale di Air India supera i 10 miliardi di euro.