Cassa integrazione di dieci mesi per i 1.465 dipendenti di Air Italy. È il risultato raggiunto giovedì sera al termine di una serrata trattativa tra governo e sindacati durata dodici ore. A parte la soddisfazione espressa dall’esecutivo, si tratta di una soluzione-ponte, come hanno tenuto a precisare Claudio Tarlazzi e Ivan Viglietti, rispettivamente segretario generale e segretario nazionale di Uiltrasporti.
«Nonostante la sciagurata decisione degli azionisti che segna una pagina tragica nella storia dell’aviazione civile italiana, si è impedito che quasi 1.500 persone finissero per strada. Ma deve essere chiaro che, per quanto ci riguarda, è solo l’inizio – affermano i sindacalisti – perché bisogna che ministeri, Regioni Lombardia e Sardegna, insieme ai sindacati, incrementino il lavoro per costruire una solida prospettiva industriale per tutti i 1.465 lavoratori coinvolti e le loro famiglie che chiedono di vivere di lavoro e non di ammortizzatori sociali».
Sulla stessa linea, il segretario nazionale della Filt Cgil, Fabrizio Cuscito, che ha evidenziato come «con l’intesa vengono garantiti tutti i diritti retributivi e vengono mantenute le professionalità certificate e, in tempi brevissimi, verranno presentati i programmi di riqualificazione».
LA STORIA. Quella di Air Italy è una vicenda controversa. Il suo decollo, avvenuto poco più di tre anni fa, era stato caratterizzato da una alchimia azionaria studiata per non far perdere al vettore la nazionalità italiana e quindi l’accesso ai mercati europei, ovvero la creazione dell’Aqa Holding (controllata per il 49% da Qatar Airways e per il 51% dal fondo Akfed dell’Aga Khan) per poter gestire Alisarda, finanziaria proprietaria di Air Italy. Nel maggio del 2018 era stato lo stesso Akbar Al Baker, ceo dell’aerolinea qatarina, ad annunciare un ambizioso piano di espansione operativa, in occasione della consegna del primo Boeing 737 Max, con ben 50 nuovi aeromobili da introdurre in flotta e 10mila assunzioni. A queste dichiarazioni sono seguiti una serie di slittamenti e ridimensionamenti del fiano, fino alla mancata consegna da parte di Boeing di altri Max a causa del noto blocco legato a questo modello e le prime perdite in bilancio con un rosso da 164 milioni di euro.
Lo scorso anno Air Italy ha fatto anche peggio subendo perdite per 198 milioni di euro e la mancata ricapitalizzazione per crescenti controversie fra i soci ha dato il colpo di grazia alla compagnia aerea che ai primi di febbraio di quest’anno, è stata messa in liquidazione in bonis, generando forti polemiche con il governo che non era stato avvertito di questa clamorosa decisione. Ora, con il fardello di perdite per quasi 400 milioni di euro, si chiude un altro capitolo della storia dell’aviazione commerciale italiana che attualmente si compone di quattro compagnie nazionali: Alitalia (in attesa dell’operazione newco), Blue Panorama (del Gruppo Uvet), Neos (del Gruppo Alpitour) e Air Dolomiti (del Gruppo Lufthansa).