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Airbnb al sindaco di Barcellona: “Stop guerra agli affitti brevi”

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Rivedere la politica sugli affitti brevi. La lettera inviata da Airbnb al sindaco di Barcellona, Jaume Collboni, è solo l’ultimo atto, in ordine cronologico, di una guerra iniziata dieci anni fa, tra una delle città più visitate del mondo e il colosso degli affitti brevi. La scorsa estate migliaia di abitanti sono scesi in piazza contro il turismo di massa e i turisti dei b&b.

Proprio a seguito delle proteste, il sindaco socialista aveva annunciato che dal 2028 le licenze degli appartamenti per turisti non saranno più rinnovate e che nel 2029 sarà posta fine all’affitto di appartamenti a uso turistico, decisione che l’azienda statunitense nella missiva definisce addirittura “paradossale”.

“NON È VERO CHE GLI AFFITTI BREVI TOLGONO ALLOGGI”

Già nel 2014 Barcellona scelse di limitare fortemente la possibilità per i cittadini di condividere o affittare le proprie case con i turisti, per porre un freno alla mancanza di alloggi e al turismo di massa. Ma, secondo quanto sostiene Airbnb, a distanza di dieci anni i dati ufficiali mostrano come il numero di affitti brevi sia diminuito, ma sono rimasti i problemi collegati al tema della casa e all’overtourism, che anzi è peggiorato.

“Avendo visto che, dopo 10 anni di moratoria assoluta sulla concessione di licenze per le case turistiche, i prezzi degli affitti e degli immobili in città sono aumentati rispettivamente del 70% e del 60%, è sorprendente che il vostro governo cittadino continui a concentrarsi su questi ultimi quando affronta la crisi abitativa”, si legge nella lettera, firmata da Sara Rodríguez Marín, direttrice delle politiche pubbliche e della campagna per la Spagna e il Portogallo.

MENO CASE VACANZA E PIU’ HOTEL

Per portare avanti la sua crociata anti Airbnb, Barcellona sta prendendo a modello il decreto-legge sugli alloggi turistici della Catalogna, approvato recentemente, che prevede una licenza urbanistica comunale preventiva per l’apertura di nuovi alloggi turistici nei Comuni con problemi di accesso alle abitazioni e in quelli con alta concentrazione di abitazioni con licenza di locazione turistica.

Ma il disegno di Collboni va oltre il porre un freno agli affitti brevi da convertire in affitti per i residenti a lungo termine:punta alla costruzione di nuove strutture alberghiere, come ha dichiarato durante la campagna elettorale del 2023, quando promise di trasformare edifici storici del centro in hotel, purché accompagnate da “contenuti culturali”, bypassando la moratoria del 2015 che che ne impedisce la costruzione di nuovi e la concessione di altre licenze.

«I turisti che si recano nei musei e nei ristoranti sono normalmente quelli che soggiornano negli alberghi e questo è il tipo di turista che ci interessa», ha più volte sostenuto il sindaco, che ha indicato un potenziale di 5.000 posti letto da aprire in città e altri 15.000 nell’area metropolitana, che «saranno potenziati dalla fine degli affitti brevi».

HOTEL A PREZZI RECORD

Un disegno malvisto da Airbnb, che nella sua lettera mette in guardia il sindaco contro lo strapotere degli hotel: “Con sempre meno concorrenti e un quasi monopolio sul turismo a Barcellona, gli alberghi hanno aumentato i loro prezzi a livelli record. I dati ufficiali mostrano che nell’ultimo decennio il costo medio di una camera è salito di oltre il 60%”.

Come a New York – continua Airbnb – è chiaro che le restrizioni sugli alloggi turistici adottate a Barcellona nell’ultimo decennio non hanno mantenuto la promessa di combattere i problemi legati all’accessibilità degli alloggi e al turismo di massa“.

Per Airbnb “l’unico vincitore della guerra contro gli affitti a breve termine è l’industria alberghiera, che sta rapidamente espandendosi e aumentando i prezzi. Facciamo quindi appello a Barcellona affinché riconsideri il suo approccio, perché è chiaro che Airbnb non è la causa dei problemi che affliggono la città. Siamo a disposizione delle autorità per immaginare nuove regole che supportino le famiglie locali e per un turismo più sostenibile per tutti”.

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