by Andrea Lovelock | 7 Novembre 2023 10:49
Sarebbe uno dei casi di evasione fiscale più clamorosi nel turismo. Con un sequestro record, di oltre 779 milioni di euro, Airbnb Ireland Unlimited Company – la società che incassa i ricavi per l’Europa del colosso statunitense, che gestisce la piattaforma di affitti brevi in tutto il mondo – è finita nel mirino della Procura di Milano, che ha aperto un’inchiesta per reati fiscali contro l’erario italiano.
L’indagine ha portato, lunedì sera, la Guardia di finanza a compiere il maxi sequestro su ordine del gip Angela Minerva: tre, al momento, le persone fisiche indagate, in particolare manager e professionisti che hanno rivestito cariche di amministrazione all’interno della società negli anni dal 2017 al 2021.
La procura milanese guidata da Marcello Viola, che ha coordinato il lavoro svolto dai procuratori Giancarla Serafini, Cristiana Roveda e Giovanni Polizzi, contesta alla piattaforma irlandese quella che nel dispositivo viene definita una «stabile organizzazione» nel Paese, ipotizzando dunque che non abbia versato all’erario la “cedolare secca” sui canoni di locazione breve per 3 miliardi 711 milioni e 685.297mila euro, corrisposti tra il 2017 e il 2021 dagli ospiti delle strutture ricettive. L’iniziativa penale arriva dopo i pronunciamenti della Corte Ue e del Consiglio di Stato. La Procura di Milano spiega inoltre che con tale «strategia l’intento sarebbe stato quello di arginare una delle principali criticità, ossia la minore appetibilità verso la propria utenza unitamente alla possibile migrazione degli host verso piattaforme di terze parti».
Secondo il gip «la società, come scelta di policy aziendale, ormai da anni, ha assunto la deliberata opzione aziendale di non conformarsi alla normativa italiana sul versamento della cedolare secca sugli affitti brevi, con il fine precipuo di non rischiare la perdita di fette di mercato in favore della concorrenza».
La replica di Airbnb è affidata a una nota ufficiale: «Airbnb Ireland ha in corso una discussione con l‘Agenzia delle Entrate dal giugno 2023 per risolvere questa questione. Siamo sorpresi e amareggiati dall’azione annunciata dal procuratore della Repubblica lunedì. Siamo fiduciosi di aver agito nel pieno rispetto della legge e intendiamo esercitare i nostri diritti in merito alla vicenda».
Duro il commento del presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca: «Il sequestro è importante perché è null’altro che l’applicazione della legge che obbligava Airbnb a fungere da sostituto d’imposta. Tutto quello che è lotta all’evasione ben venga: se tutti pagano paghiamo meno noi». La cedolare secca sugli affitti brevi dovrebbe aumentare dal 21 al 26% in base a una norma contenuta nella legge di bilancio e «per Federalberghi è una soluzione di buon senso, anche se è un compromesso, noi chiedevamo di più – spiega ancora Bocca – e la soluzione migliore sarebbe stata avere le stesse regole che ci sono per gli alberghi».
Bocca ne approfitta anche per dire la sua sull’aumento della tassa di soggiorno di due euro in occasione del Giubileo[1] nelle città a vocazione turistica: «Non è poco, tra l’altro la norma è scritta in maniera che non si capisce bene se valga solo per l’anno del Giubileo, vorrei vederla scritta meglio. Il tema per noi è che l’imposta di soggiorno deve diventare una tassa di scopo, se andasse a finire sul tema del decoro o della sicurezza l’approccio sarebbe diverso, ma troppo spesso serve a coprire i buchi di bilancio delle amministrazioni»
Sulla questione Airbnb anche l’intervento del presidente di Assohotel Confesercenti, Vittorio Messina: «Le accuse mosse dalla procura di Milano ad Airbnb sono gravi. In primo luogo per l’entità delle somme coinvolte, anche se occorre appurare la reale portata dell’evasione da parte dei locatori, ma soprattutto per l’apparente sistematicità della violazione dell’obbligo di agire come sostituto di imposta da parte di Airbnb. Le accuse vanno, ovviamente, confermate: ma già dimostrano, quantomeno, che esiste un problema di regole sulle piattaforme per gli affitti brevi».
«Come diciamo da tempo – fa notare ancora Messina – il rispetto delle regole del nostro Paese è il nodo da sciogliere per risolvere il caos affitti brevi. Per loro natura, le grandi piattaforme web sono improntate alla deregulation più spinta, ma quando si trasforma in una porta aperta all’evasione fiscale e all’irregolarità si crea un problema ed è quello che è successo. La deregolamentazione di fatto in cui si è sviluppato il mercato degli affitti brevi in Italia ha già portato a gravi squilibri nel comparto ricettivo, favorendo le non-imprese a tutto svantaggio delle attività imprenditoriali, che sono sottoposte ad un prelievo fiscale più oneroso. Un far west degli affitti brevi cui bisogna assolutamente porre fine».
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