Una struttura “giovane” che alimenta l’occupazione e frena lo spopolamento dei borghi. Sono alcune delle caratteristiche dell’albergo diffuso, in base a quanto emerge dall’ultimo report realizzato dall’Associazione nazionale alberghi diffusi.
L’indagine, svolta nel mese di febbraio e presentata all’”Open day degli alberghi diffusi”, che si è svolta a Moricone (Roma) il 17 e 18 marzo, mette in luce le connotazioni tipiche di queste strutture e i risvolti:
- – ogni due camere si crea un posto di lavoro
- – gestisce camere e appartamenti in sette edifici molto vicini tra loro;
- – offre l’esperienza dello stile di vita borghigiano, una proposta destagionalizzata che permette agli alberghi diffusi di restare aperti 10 mesi l’anno;
- – un albergo che punta sulla ristorazione locale;
- – costituisce un fattore decisivo, nel 60% dei casi, contro lo spopolamento dei borghi.
Inoltre, il report rivela che un quinto degli alberghi diffusi italiani ha avviato la propria attività a partire dal 2019 e ha 19 camere, per un numero medio di posti letto pari a 43 per struttura.
La distanza massima tra l’area accoglienza – dove si trovano anche gli spazi comuni – e la camera più distante, è in media di 180 metri. In questo modo l’ospite respira l’atmosfera di un “albergo che non si costruisce” e che non crea impatto ambientale.
Dall’indagine si evince anche che, dopo l’apertura di un albergo diffuso, nell’84% dei borghi si è assistito alla nascita di nuovi esercizi commerciali o artigianali, nel 71% persone non residenti sono state stimolate ad acquistare casa nel borgo stesso, mentre nel 77% dei casi sono stati attirati nuovi abitanti.