Ministro uscente ma sempre molto interventista, almeno a parole: Carlo Calenda si inserisce ancora una volta nel dibattito sul caso Alitalia attaccando chi prefigura una forma di nazionalizzazione per l’ex compagnia di bandiera e rilanciando la necessità di trattare con i possibili acquirenti che hanno dimostrato interesse (Lufthansa, easyJet in cordata con Cerberus su tutti).
Calenda si scaglia, dunque, contro l’ipotesi di una quota di partecipazione pubblica dentro la nuova Alitalia, proposta avanzata nell’ordine del giorno a firma Errani-De Petris inserito nel decreto legge 297 approvato in Commissione al Senato.
«Sarebbe un danno nazionalizzare Alitalia, ci sono alcune offerte di acquisto serie, possono essere migliorate, non facciamole cadere un’altra volta», ha detto il ministro dello Sviluppo Economico in una delle sue ultime uscite pubbliche come esponente del governo, durante l’assemblea di Confindustria.
«È una buffonata, anche perché la cordata ancora non c’è», sottolinea il ministro uscente commentando la proposta di una partecipazione del 25% da parte del Stato italiano.
«Sento parlare di nazionalizzazione, ma l’azienda è fragile e troppo piccola per tornare a essere da sola una compagnia di bandiera – ripete Calenda allertando il nuovo governo M5S-Lega – Ponderate bene questa scelta che, ammesso risulti percorribile, e ne dubito, rischia di rappresentare un altro falò delle vanità per chi la propone e per i soldi dei contribuenti».