by Giorgio Maggi | 3 Maggio 2019 14:00
Atlantia sì o Atlantia no? Tra le mille ipotesi che anche in queste ultime ore stanno facendo il giro di tutti gli organi di informazione, sarebbe proprio il possibile ingresso della società facente capo al Gruppo Benetton nel capitale della nuova Alitalia, l’unica capace di garantire un futuro all’ex vettore di bandiera entrando nella cordata con Fs, Delta e Mef con una quota non superiore al 15%.
«Ci sono molti colloqui importanti in corso e Atlantia è tra questi», ha detto il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli a Radio 24, sottolineando come quella del vettore sia una questione separata rispetto a quella del Ponte Morandi di Genova, nel cui crollo la stessa Atlantia è coinvolta in quanto controllante di Autostrade per l’Italia. «Si tratta di un altro discorso e continueremo a non mischiare le cose».
Dal canto suo, la società che fa capo alla famiglia veneta non sarebbe per nulla uscita dalla partita. «Abbiamo tanti fronti aperti al momento, che non possiamo pensare di impegnarci su un altro fronte così complesso come Alitalia», aveva sottolineato solo pochi giorni fa dall’amministratore delegato Giovanni Castellucci. Anzi, stando a più fonti, quella che è in atto sarebbe né più né meno che una negoziazione tra le parti: a dimostrarlo, ci sarebbe il via libera incassato dall’azienda (che, tra le altre cose, controlla Aeroporti di Roma, e quindi Fiumicino, l’hub di Alitalia) da parte della Lega, per bocca del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti: «Atlantia come proprietaria di Aeroporti di Roma ha un interesse concreto di tipo industriale».
Adesso, stando ai rumors, la prossima mossa spetterebbe al ministro allo Sviluppo economico Luigi Di Maio, o addirittura al premier Conte. Toccherebbe a loro, infatti, aprire ufficialmente ad Atlantia, non prima ovviamente di avere fatto chiarezza sulla (nuova) deadline della trattativa. Se ufficialmente la chiusura dell’intera vicenda avrebbe dovuto avvenire entro il 30 aprile (era quella la data entro cui Fs avrebbe avuto presentare la cordata disposta a salvare il vettore), adesso la domanda riguarda soltanto la durata della proroga.
Dal Mise, secondo quanto scrive il Messaggero, sarebbe trapelata l’indicazione di spostare i termini a metà o anche a fine maggio, in modo da rimandare le decisioni “vere” a dopo le elezioni Europee, e ai nuovi scenari politici che si apriranno.
A complicare ulteriormente un quadro già pieno di interrogativi, è arrivata però anche l’uscita di a Otto e Mezzo dello stesso Di Maio, che di fatto ha delineato un nuovo scenario per il capitale della newco: «Non manca il 40%, assolutamente no. Si può arrivare anche al 15% in questo momento in base a quello che stiamo vedendo della torta. Ci sono tre soggetti, ne manca uno». Non più quindi, come si dice da sempre, il 30% a Fs, il 15% al Tesoro e il 15% a Delta, ma una nuova ripartizione delle quote, magari con una volontà da parte della compagnia americana di sottoscrivere una quota maggiore.
Sullo sfondo poi, rimane sempre la questione Lufthansa. Un vero e proprio timore per i sindacati (e per l’esecutivo gialloverde), visto che lo sbarco in Alitalia del Gruppo tedesco significherebbe un numero di esuberi vicino a qualche migliaia ( si dice circa 5.000).
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