I commissari di Alitalia hanno chiesto al governo altri sei mesi di cassa integrazione straordinaria per 1.010 dipendenti. È il contenuto della missiva inviata dalla compagnia in amministrazione straordinaria ai sindacati e alle associazioni professionali. L’attuale Cigs scade il 23 marzo 2019, ma i commissari intendono prorogarla fino al 23 settembre.
Nel dettaglio, i dipendenti coinvolti sono 90 comandanti, 70 membri della crew e 850 personale di terra, con una riduzione del totale dei dipendenti coinvolti rispetto all’attuale Cigs.
Nel frattempo Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Ugl Trasporto Aereo hanno proclamato per lunedì 25 marzo quattro ore di sciopero nazionale del trasporto aereo. Il motivo dello protesta è legato soprattutto alla situazione di Alitalia, che – denunciano i sindacati – presenta “numerose criticità gestionali e altre problematiche legate al costo del lavoro”, a cui si aggiunge l’incerto esito delle trattative in corso per il suo rilancio con il Gruppo Fs e i partner industriale (al momento il dialogo è aperto con easyjet e Delta) che devono ancora sciogliere molte riserve sulla loro partecipazione azionaria, mentre Lufthansa pare sia alla finestra, anche se in posizione molto defilata proprio per le difficoltà legate agli esuberi e alle passività che si accumula di giorno in giorno.
Nel frattempo, hanno fatto molto rumore gli articoli del New York Times e del Sole24Ore, che hanno quantificato il costo della compagnia aerea negli ultimi vent’anni in cirica 10 miliardi di euro sulle spalle dei contribuenti italiani, pari cioè a più delle capitalizzazioni di mercato di Air France-Klm, Turkish Airlines, Norwegian Air, Finnair Air e Sas. A riportare il dato e il confronto è stata la società di consulenza Tra Consulting. Il buco finanziario del vettore nazionale, di fatto, è costato 145 euro ad ogni italiano.