Alitalia, cresce il fronte del no ai diktat di Bruxelles

Alitalia, cresce il fronte del no ai diktat di Bruxelles
31 Marzo 10:59 2021 Stampa questo articolo

Mentre il dossier Alitalia resta impantanato dai colloqui tra governo e Commissione europea, per i dipendenti della compagnia in amministrazione straordinaria si apre uno spiraglio per lo sblocco del pagamento degli stipendi. E intanto i partiti in Parlamento fanno fronte comune per convincere il governo a opporsi alle rigide richieste europee.

Sul fronte stipendi, al termine di un incontro con le delegazioni sindacali, il sottosegretario al Tesoro, Claudio Durigon ha dichiarato: «Abbiamo fatto il mandato di cassa all’amministrazione straordinaria in modo che nei prossimi giorni possano essere pagati gli stipendi ai lavoratori Alitalia». Durigon ha poi spiegato che sono stati sbloccati dal ministero i 24,7 milioni di euro di ristori autorizzati dalla Commissione Ue.

Che si tratti dell’ultimo treno per Alitalia lo si capisce facendo una semplice calcolo: ogni mese il costo del personale Alitalia è di 25 milioni di euro e se le casse del vettore sono vuote. Quindi,  questa iniezione dei ristori Ue sbloccati, rischia di essere l’ultima.

PROTESTA TRASVERSALE DEI PARTITI. E in Parlamento  prende forma una frangia trasversale con numerosi esponenti di Movimento 5 Stelle, Lega, Pd, Fratelli d’Italia e Leu che chiede al governo di respingere le “richieste irricevibili” della Ue. Bruxelles, in nome della discontinuità infatti vuole che a Ita restino in dote meno di 50 aerei e molti meno dipendenti rispetto al numero attuale, e l’obbligo di una vendita all’asta all’insegna della trasparenza per gli asset  strategici come  handling, manutenzione e programma MilleMiglia.

In particolare la senatrice M5s Giulia Lupo, eletta a Roma Fiumicino, assistente di volo e delegata dell’Usb ha dichiarato alla stampa che «le condizioni poste dalla Commissione non solo sono inaccettabili ma esulano dalle valutazioni tecniche e, pertanto, sono irricevibili. Ormai appare chiaro che in Europa si sta stringendo una tenaglia attorno al dossier Alitalia: da un lato si ritarda il riconoscimento degli indennizzi con un iter sempre più aggravato e lungo, dall’altro si impongono condizioni che arrivano a definire la strategia del nostro Paese sul trasporto aereo .A questo punto, non resta altra scelta se non quella di sospendere le interlocuzioni con la Commissione».

In linea con questa considerazione anche  Stefano Fassina di Leu: «Il governo deve trasferire tutti gli asset di Alitalia a Ita e farla partire subito. Le condizioni poste dalla Commissione sono ingiustificabili e insostenibili, discriminatorie». Di fatto, se irremovibile, la presa di posizione della Commissione Ue implicherebbe la definitiva archiviazione di una nuova compagnia di bandiera e, con essa, potenzialità di crescita nel turismo e nell’export, oltre a determinare più di 6.000 esuberi.

LA DIFESA DI ZENI. Comunque, la controffensiva dei ministri a Bruxelles ci sarà a breve e seguirà di poche ore la dettagliata autodifesa del direttore generale di Alitalia, Giancarlo Zeni che nel corso di una tavola rotonda su trasporto aereo e intermodalità, ha evidenziato come l’aerolinea abbia chiuso il 2020  con una perdita operativa di 20 milioni di euro rispetto al 2019, a fronte di un crollo dei ricavi per 2 miliardi e 40 milioni e una riduzione dei costi operativi per 2 miliardi e 20 milioni.

Ma Zeni ha detto soprattutto che «con l’esiguo livello di ristori ottenuto fino ad oggi che si è ancora in piena pandemia, è impossibile operare. Alitalia ha superato l’anno orribile del 2020 ricevendo un aiuto tra i più bassi in Europa – ha evidenziato – ha ricevuto ristori per 9 euro per posto offerto, mentre altri concorrenti europei ne hanno ricevuti 88 euro a posto offerto. E non solo ne abbiamo ricevuto in maniera limitata, ma anche con grande lentezza. Se si pensa che oggi stiamo ancora aspettando quelli di novembre e dicembre, questo dà l’idea del grado di tensione finanziaria con il quale si è dovuto lavorare».

E per circostanziare la drammatica situazione della compagnia, Zeni ha specificato:  “Alitalia, a fronte di 1,3 miliardi di fondi pubblici ricevuti nel periodo 2017-19 ne ha restituiti 645 milioni tra imposte e tasse. A questo si aggiungono 1,3 miliardi di pagamenti agli aeroporti, un miliardo per la retribuzione dei dipendenti e 330 milioni all’Enav, per un totale di indotto di prossimità di 3 miliardi. Considerando anche i pagamenti ai fornitori, l’indotto totale sale a 19 miliardi di euro».

Chiaro riferimento, quello di Zeni, all’importanza per un paese leader nel turismo di avere una propria compagnia aerea nel futuro della ripartenza. Ma la vicenda di Ita, legata a filo doppio coi destini di Alitalia è ben lungi dall’essere risolta: i sindacati continuano a sollecitare il decollo della newco che erediterà parte della flotta. Per Salvatore Pellecchia, segretario generale dellaFit-Cisl, le «lungaggini decisionali di Bruxelles potrebbero affossare il progetto, con danni ingenti per il nostro Paese».

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Andrea Lovelock
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