by Redazione | 4 Luglio 2019 8:17
Per il momento sono tre gli attori che hanno dimostrato la loro disponibilità ufficiale ad entrare nella cordata per il salvataggio di Alitalia: si tratta del Gruppo Toto, del presidente della Lazio Claudio Lotito e del proprietario di Avianca German Efromovich. Lo ha confermato ai sindacati, nell’incontro tenutosi mercoledì pomeriggio presso la sede del Mise per un aggiornamento sul dossier della compagnia aerea, il ministro Luigi Di Maio che ha anche aperto alla possibilità che Atlantia entri nel capitale della newco, pur non avendo ancora presentato alcuna manifestazione di interesse.
«Il 15 luglio si chiude, chi vuole presentare offerte lo deve fare adesso e uscire allo scoperto. E deve essere chiaro che la vicenda Alitalia non è una vicenda politica, ma un’operazione di mercato. Quindi chi vuole manifestarsi e uscire allo scoperto lo faccia e non pensi di usare altre leve. Non esistono pregiudizi, ma non si accettano ricatti», sono state le parole del leader dei Cinque Stelle. Intanto, lo schema a cui si sta lavorando è sempre lo stesso. «Fs detiene circa al 35%, Delta tra il 10% e il 15%, il Mef attorno al 15%, lievemente superiore a Delta. La somma che dovrà essere restituita dalla gestione commissariale al Mef subito dopo potrà essere investita».
A poco più di una decina di giorni dalla deadline indicata dai commissari, dunque, le nubi non sembrano essere sparite dal dossier Alitalia, con l’ulteriore aggravante che, secondo quanto riporta Il Messaggero, non esisterebbero le condizioni per una quinta proroga. In cassa a fine giugno, c’erano 435 milioni di euro, ha detto il responsabile del Mise, cui se ne aggiungerebbero altri 150 di depositati presso Iata a garanzia dei biglietti venduti. Senza contare che dalla cassa andranno comunque tolti 145 milioni di interessi che i commissari devono girare al Tesoro a fronte del prestito ponte da 900 milioni ricevuto.
Nella vicenda Alitalia, poi, non manca una dura presa di posizione dei sindacati, che al momento hanno confermato lo sciopero di 4 ore del 26 luglio[1]. «Ci auguriamo che ci sia un piano industriale fatto di investimenti e che si dica quali sono i partner, perché Alitalia ha bisogno di nuovi velivoli e di agire anche sulle grandi rotte», ha commentato Maurizio Landini della Cgil.
Dal canto suo, la Fnta – Federazione Nazionale Trasporto Aereo che riunisce piloti e assistenti di volo di Anpac, Anpav e Anp, con una nota ha sottolineato l’urgenza di conoscere nel dettaglio il Piano industriale che spetta al Gruppo Fs in qualità di capo-cordata, precisando però che il personale navigante non è affatto favorevole a passaggi interlocutori. Ci vuole, invece, proseguono i rappresentanti dei lavoratori, un serio e concreto piano di rilancio, perché questo rischierebbe di prolungare la precarietà di una compagnia aerea che risulta essere già oggi in “difficili situazioni di liquidità”.
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