by Andrea Lovelock | 3 Ottobre 2018 10:54
Manca una manciata di settimane al rischio di tracollo per Alitalia: l’allarme è stato lanciato ieri al governo dalla neonata Fnta, la Federazione nazionale del trasporto aereo costituita dalle associazioni professionali di categoria Anpac, Anpav e Anp. Secondo i rappresentanti della federazione, infatti, ci sono scadenze imminenti e pressanti che rischiano di far precipitare la situazione: il 31 ottobre scadono, infatti, la procedura di vendita, la cassa integrazione e i contratti di lavoro, mentre il 15 dicembre scade il termine per la restituzione del prestito ponte.
L’aperta denuncia di Fnta riguarda soprattutto il silenzio del governo che nonostante l’imminenza di queste scadenze non ha mandato alcun segnale. Ci si attendeva un tavolo sul trasporto aereo senza però l’indicazione di eventuali convocazioni. Così come tutto tace sullo specifico dossier di Alitalia mentre manca ormai meno di un mese all’ora “x” del 31 ottobre.
«È un momento grave per Alitalia; la situazione è diventata pericolosissima e per questo abbiamo deciso di lanciare questo allarme: siamo a un passo dal baratro», ha detto Marco Veneziani di Anp. In assenza di fatti e risposte concrete, «andremo alla mobilitazione del personale», ha quindi annunciato il presidente dell’Anpav Massimo Muccioli.
«La compagnia è gestita bene e con buon senso dai commissari, che stanno creando un clima positivo – ha aggiunto Stefano De Carlo, coordinatore di Fnta – Ma questo non basta a risolvere i problemi». Difatti secondo i responsabili sindacali, nonostante la stagione estiva positiva, Alitalia continua a perdere.
«Alitalia si avvia a perdere tra i 400 e i 500 milioni di euro. Le perdite già consolidate ammontano a 300 milioni di euro. Il rischio è che i soldi a gennaio non ci siano più. Non sappiamo se la compagnia ce la farà ad affrontare un altro inverno – ha avvertito De Carlo – Il governo deve dare una soluzione ai problemi in tempi rapidi perché siamo già oltre il tempo massimo. Ha parlato di nazionalizzazione, abbiamo sentito parlare di Fs, Eni, Cdp ma di più non sappiamo».
Grave è, inoltre, il fatto che Alitalia non abbia un piano industriale. «Ora l’azienda vive di inerzia mentre avrebbe bisogno di un piano e di nuovi capitali – ha aggiunto il coordinatore di Fnta – Servono 1,5-2 miliardi di investimenti in flotta con l’obiettivo di sviluppare il lungo raggio dove si fanno ricavi e, in particolare, puntare sul Nord America. E per questo serve una nuova partnership per uscire dai vincoli della joint venture SkyTeam».
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