Occorre fare presto per assicurare un futuro alla nuova Alitalia. L’ex vettore di bandiera, ancora in amministrazione straordinaria, ha soli 260 milioni in cassa e si appresta a chiederne altri 150. Anche per questo motivo bisogna far partire il prima possibile la newco per evitare di ritrovarsi, com’è successo tra agosto e settembre, in una situazione di «tensione finanziaria».
L’appello arriva direttamente dal commissario Giuseppe Leogrande durante la sua audizione alle commissioni Trasporti e Attività produttive della Camera. «Alitalia è ancora un problema sul tavolo, tutt’altro che risolto. Il Covid non ha agevolato la strada per trovare una soluzione. Ma Alitalia è grande problema perché riguarda 11.500 famiglie, investe l’economia di un territorio, lo sviluppo del principale hub del nostro Paese (Roma Fiumicino), riguarda la mobilità del Paese».
Durante l’audizione, come riporta corriere.it, Leogrande ha anche spiegato che al 30 settembre la cassa di Alitalia ammontava a 260 milioni di euro, somma aumentata grazie ai 199,45 milioni erogati a fine settembre nell’ambito dell’indennizzo dei danni per il Covid-19 per il periodo 1° marzo-15 giugno di quest’anno. Ma secondo Leogrande tutto ciò ancora non basta, e ha chiesto al governo di fare in fretta a chiedere l’ok all’Europa per una seconda tranche da 150 milioni
L’emergenza sanitaria ha avuto un impatto evidente anche sulle prestazioni della compagnia. «Abbiamo avuto una riduzione dei ricavi di 2,2 miliardi di euro in questi nove mesi», ha aggiunto il direttore generale Giancarlo Zeni. «Questo ha determinato un arretramento della cassa di 285 milioni grazie al sistema degli interventi, in parte recuperati con l’accredito a settembre dell’indennizzo».
Intanto, riporta ancora il quotidiano, dall’Europa viene fatto sapere che l’indagine sugli aiuti pubblici ad Alitalia — i due prestiti da 900 e 400 milioni di euro erogati tra il 2017 e il 2019 — si sta avviando alla conclusione. A questo proposito, Margrethe Vestager, commissaria alla concorrenza, ha ricordato che il dossier «ha richiesto molto lavoro» e sottolineato che «in generale se vengono ritenuti illegali degli aiuti questi devono essere rimborsati: se la nuova società continua a operare nella stessa configurazione della vecchia sarebbe responsabile del rimborso».