Tutto da rifare. Dopo la mancata presentazione delle offerte vincolanti entro il termine del 21 novembre scorso, e il fallimento della cordata formata da Ferrovie dello Stato, Delta Air Lines e Atlantia, la nuova speranza per il salvataggio di Alitalia si chiama Giuseppe Leogrande, dal 9 dicembre ufficialmente commissario unico della società al posto della triade Paleari, Laghi e Discepolo.
In capo al nuovo commissario, che dovrà attuare il piano di riorganizzazione ed efficientamento previsto dal decreto Alitalia per rendere la compagnia più appetibile per la vendita, ci sono in particolare tre questioni: la riduzione dei costi operativi e di gestione; la ricerca di un nuovo partner industriale; attuare quella ristrutturazione (si parla di 2.500 esuberi a cui i sindacati si sono già dichiarati contrari), invocata da un possibile partner come Lufthansa come precondizione per partecipare alla Newco.
Secondo quanto riporta Il Messaggero, il Mise non avrebbe allo studio lo spacchettamento della società (ad esempio separando la parte aviation da quella dei servizi di terra, con la creazione di un polo autonomo della manutenzione), anche se ogni scelta spetterà al nuovo commissario che, tra gli altri compiti, ha anche quello di strutturare il nuovo bando di gara per la vendita, che va conclusa entro il 31 maggio 2020 (secondo alcuni, riporta Il Sole 24 Ore, potrebbe richiedere tempo almeno fino a settembre).
A Leogrande, che in passato è stato commissario di Blue Panorama prima del passaggio di quest’ultima al Gruppo Uvet, spetterebbe poi il compito di scegliere un manager che guidi la gestione, come numero due del commissario e direttore generale della compagnia. Stando al quotidiano economico-finanziario, il nome potrebbe essere quello di Giancarlo Zeni, ora ad di Blue Panorama Airlines, ma già dirigente di Alitalia durante la gestione di Giancarlo Cimoli e soprattuto a capo di Blue Panorama quando la compagnia fu commissariata il 29 maggio 2014 e Leogrande ne diventò commissario.
In alternativa a Zeni, tra i papabili ci sarebbe Ivan Bassato, direttore airport management di AdR, già dirigente di Air Dolomiti, e gradito a Lufthansa.
Per il governo, infine, qualche preoccupazione potrebbe arrivare dal fronte europeo. Da Bruxelles, recentemente, un portavoce della Commissione Ue ha ribadito che è stato acceso un faro sull’intera operazione. Non solo sui 900 milioni di euro concessi a suo tempo dal governo Gentiloni (che Alitalia non ha mai restituito, alla pari dei relativi interessi), ma anche sulla concessione dei 400 milioni (destinati a finire nella legge di bilancio) che dovranno garantire la sopravvivenza della compagnia almeno fino al prossimo marzo.