Tutti i numeri di Alitalia: persi “solo” 315 milioni di euro
Alitalia migliora i conti, ma continua a volare in rosso. Ammonterebbe, infatti, a 315 milioni di euro la perdita netta consolidata del vettore nel primo semestre del 2018; un miglioramento, dunque, di 257,4 milioni, rispetto a quanto fatto registrare nello stesso periodo dello scorso anno, ma che ancora non basterebbe alla compagnia per sostenersi sulle sue gambe.
In una situazione in cui le notizie sui conti dell’ex vettore di bandiera arrivano con il contagocce, e dove lo stesso bilancio del 2016 non è stato redatto («doveva farlo il precedente consiglio di amministrazione», hanno detto i commissari qualche settimana fa in audizione al Senato), è Il Sole 24 Ore ad alzare il velo sul mistero dei numeri di Alitalia sulla base di documenti interni della compagnia, predisposti per gli incontri dei commissari con il governo e per la relazione che deve essere inviata al Parlamento entro il primo agosto.
Secondo quanto riportato dal quotidiano economico, nel secondo incontro svoltosi venerdì scorso tra i commissari e il governo al ministero dei Trasporti, è stato evidenziato come il margine operativo lordo (Ebitda), negativo per 117 milioni nel primo trimestre di quest’anno, non ha cambiato di segno neppure nel secondo trimestre (-7 milioni); con un risultato negativo complessivo relativo al primo semestre di 124 milioni complessivi, contro i -326 milioni nel primo semestre del 2017.
Sul fronte del risultato operativo, riporta sempre Il Sole 24 Ore, gli indicatori registrano per il secondo trimestre una gestione ancora in perdita: l’Ebit, infatti, è sempre negativo per 231,2 milioni (rispetto a -426,3 milioni del primo semestre 2017), con un secondo trimestre che pur migliore, -64 milioni rispetto ai -167 milioni del periodo gennaio-marzo, rimane con il segno meno.
Ma non è finita, perché la perdita netta del 2018 è stata di 305 milioni fino al 31 maggio, e di ulteriori 10,2 milioni in giugno; il tutto mentre i ricavi operativi sono aumentati di 58 milioni circa, da 1.342,4 a 1.400 milioni (+4,3%), grazie anche all’incremento del prezzo dei biglietti verificatosi in aprile a causa del rincaro del petrolio.
Sul fronte della liquidità poi, al 30 giugno era pari a 745,7 milioni (a cui andrebbero aggiunti circa 100 milioni depositati in garanzia alla Iata); meno dunque dei 900 milioni del prestito statale, che per legge devono essere restituiti entro il 15 dicembre prossimo.
In attesa di capire come, di questo passo, Alitalia potrà continuare a volare, il prossimo appuntamento è fissato a fine agosto, quando un nuovo incontro metterà di fronte i commissari e gli interlocutori politici presenti al meeting di settimana scorsa: il sottosegretario ai Trasporti Armando Siri, e quelli del Mise, Michele Geraci e Andrea Cioffi. Con questa riunione, scrive il quotidiano di Confindustria, «si conclude il tavolo ricognitivo. Ci sarà ora un confronto politico e successivamente si assumeranno le decisioni necessarie ai prossimi passi».
Intanto, secondo quanto si apprende da Repubblica, easyJet continua a volere entrare nel capitale di Alitalia. La low cost inglese, che insieme a Lufthansa e Wizz Air ha presentato lo scorso 30 aprile la propria offerta per rilevare il vettore italiano, è sempre interessata «a un’Alitalia ristrutturata, come parte di un consorzio (quello di cui fanno parte Air France-Klm, Delta e il fondo Cerberus)».
Il problema – sottolineano i vertici di easyJet – è che dall’insediamento del nuovo esecutivo ad oggi «non ci sono stati ancor contatti con il governo italiano»; e i cento giorni che mancano alla nuova scadenza del 31 ottobre fissata dal premier Conte per il completamento della procedura di cessione, di certo non aiutano i piani del vettore capitanato da Johan Lundgren.