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Allarme turbolenze in volo.
Preoccuparsi sì, ma non troppo

Turbolenza da adobe

Turbolenza

Due voli coinvolti in cinque giorni, ma bando alle ansie. Una forte turbolenza non è affatto una notizia per un aereo, anzi, ma lo diventa se le conseguenze collaterali hanno un certo peso: 12 feriti sul Qatar Airways Doha-Dublino di domenica 26 maggio, una vittima e oltre 100 feriti su un volo di linea della Singapore Airlines Londra-Singapore il 21 maggio. Fenomeni destinati a raddoppiare a causa del climate change da qui al 2050.

Prima di passare alla cronaca, la domanda è d’obbligo: dobbiamo cominciare a preoccuparci? «Nessuna invasione di marziani – chiarisce subito, distendendo i toni, il comandante pilota di una nota compagnia di bandiera – Naturalmente, e mi riferisco a una turbolenza “severa”, è un evento che può accadere. Se succede all’improvviso, i passeggeri non sono seduti con la cintura di sicurezza allacciata e ci scappa il morto, allora la notizia fa subito il giro del mondo e di fronte a una replica pochi giorni dopo scatta il circo mediatico. Nulla di nuovo sotto il sole: l’aereo fa molta audience, qualsiasi cosa accada a bordo».

I fatti. Domenica un Boeing 787-9 Dreamliner di Qatar Airways, diretto da Doha a Dublino, riscontra problemi di stabilità provocati da una forte turbolenza mentre sorvola la Turchia: sei passeggeri e sei membri dell’equipaggio rimangono feriti. Graeme McQueen, responsabile delle relazioni con i media dell’aeroporto di Dublino, ha confermato a Sky News che «il volo Qatar Airways QR017 da Doha è atterrato in sicurezza poco prima delle 13. L’aereo è stato accolto dai servizi di emergenza, tra cui la polizia aeroportuale e il nostro dipartimento dei vigili del fuoco e di soccorso».

Appena cinque giorni e un’altra severa turbolenza provoca oltre 100 feriti, finiti contro le cappelliere, di un volo della Singapore Airlines durante un viaggio da London Heathrow a Singapore. Un cittadino britannico 73enne è morto per un malore causato dallo spavento. L’aereo, che ha subito una caduta di 1800 metri in 5 minuti, è stato fatto atterrare all’aeroporto di Bangkok.

Esclusa la matrice aliena, si fa per dire, a cosa dobbiamo il ripetersi di un fenomeno di questa portata nell’arco di pochi giorni? Il climate change può essere una risposta plausibile, sottolineano gli esperti. Da qui al 2050, spiegano, i piloti potranno avere a che fare con il doppio delle turbolenze “in aria libera” registrate al momento.

Il cambiamento climatico, in sostanza, sposta le correnti d’aria, facendo nascere nuove perturbazioni e rendendo la navigazione in alta quota più pericolosa proprio nei punti in cui una corrente impatta sui velivoli “in aria libera”, senza che i piloti la notino e facciano in tempo ad avvisare i passeggeri per allacciare le cinture di sicurezza. Anche se, è bene ricordarlo, una turbolenza non è in grado di far precipitare un aereo di linea. Con buona pace dei marziani.

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