Alpitour apre a Venezia il VRetreats Ca’ di Dio
Quattordicimila cristalli in vetro di Murano calano dal soffitto per accogliere gli ospiti nella lobby. Ca’ di Dio ha aperto le sue porte.
Siamo a Venezia: otto minuti da piazza San Marco, sestiere Castello lungo la Riva degli Schiavoni, a due passi dall’Arsenale. In centro città, ma qui la laguna si apre, portando con sé quiete e silenzio.
Il primo albergo inaugurato nel capoluogo veneto dall’inizio della pandemia porta la firma dell’architetto e designer Patricia Urquiola e segna un altro tassello del nuovo progetto del Gruppo Alpitour – più precisamente della collezione VRetreats di VoiHotels – avviato nella primavera 2019 con un investimento di 25 milioni di euro. Obiettivo è la proposizione della bellezza, per ricreare un Grand Tour di destinazioni italiane, da nord a sud.
Ca’ di Dio è il quarto hotel luxury della collezione VRetreats, dopo Roma e le due dimore storiche di Taormina. Antico rifugio per pellegrini e donne in difficoltà che affonda le radici nel 1200 e che oggi ritorna all’ospitalità.
«È un progetto a cui abbiamo creduto fortemente – dice Gabriele Burgio, presidente e amministratore delegato del Gruppo Alpitour – Un investimento che abbiamo portato avanti, senza rallentare, nonostante il periodo difficile. Come prima realtà italiana nel mondo dei viaggi e dell’ospitalità, abbiamo il dovere morale di sostenere il turismo e spenderci in prima battuta per il nostro Paese. Questa giornata è per noi un nuovo inizio».
Una nuova idea di accoglienza di lusso, che riporta in auge l’essenza di Venezia, tra raffinatezza e sobrietà.
La direzione artistica e l’interior design di Patricia Urquiola partono dai riflessi e dalle trasparenze dell’acqua della laguna. Tessuti, vetri, pietre e marmi sono lavorati nel rispetto delle tradizioni delle maestranze locali. C’è il passato e il futuro di Venezia nei materiali e nelle cromie, nei colori tenui, negli ambienti intimi e raccolti, nelle altane da cui ammirare la città, nei giardini e nelle corti.
Gli spazi comuni sono protagonisti, a partire proprio dalla lobby, con i 14.000 cristalli in vetro di Murano che danno vita alle tre vele del lampadario. Si prosegue con la sala lettura vista laguna e l’idea del mare che entra nell’ambiente, il bar Alchemia e i due ristoranti dell’hotel, Essentia e Vero (venetian roots), quest’ultimo aperto anche agli ospiti esterni.
Pantofole nere nelle 66 camere – 57 suite e 9 deluxe – la maggior parte con vista sull’isola di San Giorgio e sul Rio Ca’ di Dio. Urquiola sceglie boiserie tessili e cornici in legno, che riquadrano le finestre, a sottolineare la relazione fra interno ed esterno, lampade disegnate su misura, soffiate dai maestri dell’arte vetraia.
«Questo progetto ha la sensibilità di rimettere in vita un edificio; l’impianto architettonico andava curato perché parlasse alla città – racconta l’architetto e interior designer Patricia Urquiola – Come progettista, lavoro sempre verso una poetica inclusiva, rendendo il committente parte attiva del progetto, così da dare un carattere unico a ogni hotel. La visione con VRetreats, e anche con la sovrintendenza, è stata fin da subito concorde. L’attenzione nella scelta dei materiali, l’importanza del genius loci sono elementi fondamentali per me. Abbiamo fatto un grande lavoro di ricerca per esaltare la personalità di Ca’ di Dio, senza stravolgerne il passato, ma reinterpretandolo in chiave contemporanea. Già all’esterno la sensazione è di un posto domestico; siamo in centro a Venezia ma in un posto dove si apre la laguna. Tra l’altro è un luogo che parla da solo, ora impreziosito da un lusso sobrio, sostenibile, che guarda al dettaglio. L’hotel avvia un dialogo con la città e con i tempi che verranno».
Ca’ di Dio vuole essere un racconto che accompagna gli ospiti alla scoperta di Venezia, dell’Italia e delle sue bellezze. «Il vero vantaggio del nostro Paese è la bellezza e con VRetreats diamo nuova linfa alle città d’arte, con alberghi che diventino essi stessi esperienza – dice Paolo Terrinoni, ad di VoiHotels – Abbiamo destinazioni iconiche che sono in sé un brand quasi più famoso dell’Italia intera e che a nostro giudizio costituiscono una dorsale. Non abbiamo l’intenzione di fare una collana di alberghi di lusso, ma di una dozzina di dimore con forte identità storica rappresentative della bellezza italiana per proporci ai mercati internazionali con un viaggio culturale e anche umano e morale della penisola. Stiamo lavorando a nuove tappe con grandi flussi turistici, come Milano, Firenze, Roma, Costiera Amalfitana, laghi, ma vorremmo affiancare città d’arte del sud come Lecce, Ortigia. L’obiettivo è arrivare a 12 nei prossimi tre anni».
Il progetto di ristrutturazione ha posto l’accento anche sulla sostenibilità, con investimenti per dotare la struttura di sistemi e infrastrutture in grado di limitare l’impatto ambientale. Grazie anche all’utilizzo dell’acqua della laguna per la climatizzazione sarà, infatti, possibile ridurre i consumi energetici del 20%.
Ca’ di Dio è il risultato di una scelta forte e decisa, come spiega il direttore dell’hotel Christophe Mercier: «È uno spazio che va vissuto e racchiude il fascino, l’atmosfera e l’essenza più intima di Venezia». Lui la chiama Venessentia.
Giornalista professionista, redattore. Specialista nel settore viaggi ed economia del turismo e delle crociere dopo varie esperienze in redazioni nazionali tv, della carta stampata, del web e nelle relazioni istituzionali
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