Dopo aver visto la luce in fondo al tunnel nel 2022 l’industria turistica sta assaporando quest’anno la rinascita piena, funestata tuttavia da ombre come l’inflazione e gli scossoni geopolitici, da ultimo la guerra in corso tra Hamas e Israele, che compromette la stabilità in tutta l’area. Come si fa a emergere nonostante tutto? Bisogna avere un’identità chiara e precisa.
Parola di Tommaso Bertini, direttore marketing corporate di Alpitour World. Il manager ha aperto i lavori degli Stati Generali del turismo 2024 che si sono tenuti nella sede pesarese del Gruppo e che sono stati focalizzati sulla presentazione di Pesaro 2024, ovvero del palinsesto di attività e progetti con i quali la città marchigiana sarà la Capitale italiana della Cultura l’anno prossimo.
Anche con Pesaro Bertini ha voluto condividere la sua ricetta: «Sempre di più nel nostro settore le destinazioni fanno fatica a emergere, a ritagliarsi uno spazio, e questo vale anche per i brand. Vediamo che senza avere un identità e essere connotati in maniera chiara un marchio o una meta turistica hanno difficoltà a evidenziarsi e “comunicarsi” in maniera efficace».
Da qui la case-history di Alpitour: «Durante la pandemia ci siamo dedicati a rivedere l’architettura dei nostri marchi e questo ci ha permesso di diventare, su ciascuno, più verticali e individuare il giusto tone of voice».
Il 2022 è stato un anno importante che ha visto il settore uscire dal tunnel dopo gli anni di black-out della pandemia, c’è stata la rinascita ma non è arrivato ai livelli economici pre Covid. «L’anno in corso invece – prosegue – si sta rivelando eccezionale per tutte le divisioni per quanto riguarda i livelli di ricavi e profittabilità, mai visti. Merito anche della razionalizzazione dei marchi, passati da 12 a 5, che ci ha permesso di tornare fortemente in comunicazione avendo conferito a ogni brand un suo posizionamento preciso. Nel 2023 avremo fatto viaggiare quasi 4 milioni di persone e dovremmo superare i 2,3 miliardi di fatturato, con margini di crescita che ci permettono di collocarci ai vertici dello scenario europeo». Numeri e scenari già profilati dalla Tip di Giovanni Tamburi che ha di recente avviato la valorizzazione delle quote Alpitour affidandosi a Goldman Sachs.
I RISCHI. Il manager non nasconde tuttavia l’impatto del susseguirsi di fattori complessi che hanno reso l’anno difficile e che non permettono di abbassare la guardia: «In primis l’inflazione, che ha portato sia il fuel che il dollaro a crescere fortemente e questo incremento si è ribaltato sul prezzo al consumatore finale. Come risultato è emerso quindi che, a fronte di ricavi e marginalità positivi, a livello di passeggeri non siamo riusciti a tornare ai livelli del 2019. Non dimentichiamo poi le catastrofi dovute ai cambiamenti climatici, che hanno portato l’anno a una complessità mai toccata prima».
L’ANDAMENTO. Sul fronte delle destinazioni, l’inflazione ha penalizzato il Mediterraneo, l’Italia ma anche Grecia e Spagna con mete come Mykonos, Santorini e Ibiza che alzando i prezzi hanno causato uno spostamento di domanda verso altre destinazioni, come l’Egitto, per noi numero uno per fatturato e passeggeri, ma anche la Tunisia e Capo Verde. Hanno funzionato bene anche l’East Africa con Kenya, Zanzibar e Madagascar, i viaggi su misura, l’Oceano Indiano e l’Oriente con il Giappone in primo piano. L’Italia è sempre nella top 3 ma in chiaroscuro, hanno funzionato bene luglio e settembre, meno agosto. La Sardegna è stata la regione più ambita, seguita con un certo scarto da Sicilia, Puglia e Calabria».