Alpitour, Burgio: «È tempo di scoprire nuove destinazioni»
L’estate si avvia alla conclusione ed è tempo di concentrarsi sulle sfide del rientro. Gabriele Burgio, presidente e amministratore delegato di Alpitour World, intervistato da Milano Finanza, racconta gli obiettivi dell’azienda e fa il punto sul turismo, commentando anche l’anno in corso e gli ultimi mesi.
«Per Alpitour, la prima sfida è scoprire nuove destinazioni, ci stiamo dedicando a questo e le difficoltà sono tante – dice – Ma il fatto di avere una nostra linea aerea, Neos, ci permette di prendere decisioni abbastanza rapidamente. Stiamo indirizzando le ricerche soprattutto in Africa, investendo e rischiando. Non dimentichiamo che così sono nati tanti anni fa Sharm el Sheikh, i Caraibi, le Maldive. Quindi perché non cercare altre novità?».
L’altro obiettivo è «rendere più semplice e fluida la relazione tra agenzia e cliente. Stiamo investendo in tecnologia, anche per semplificare il back office. E in questo un grande aiuto è arrivato dall’intelligenza artificiale».
È tempo di un primo bilancio del 2023. «È stato un anno complicato per i trasporti, soprattutto aerei – ricorda Burgio – Fino al 20-25 luglio la situazione è stata abbastanza complessa. Poi ci sono stati gli incendi a Rodi, in Sicilia. Insomma, è stato un periodo di emergenze. Questo è comunque l’anno del ritorno, dopo che il 2022 aveva dato segnali positivi. Oltre il 50% dei nostri clienti ha prenotato con almeno tre mesi di anticipo, le famiglie hanno quindi voluto pianificare le vacanze. L’advanced booking è stato anche legato all’inflazione e alla paura di ulteriori aumenti».
I risultati appaiono comunque positivi: «A livello di volumi, negli ultimi mesi, c’è stata una contrazione in tutte le regioni italiane ma anche sull’estero – spiega – Ma il fatturato non sarà danneggiato, perché l’inflazione ha fatto aumentare i prezzi. Non possiamo ancora parlare di consuntivi, però la riduzione di traffico o dei giorni di vacanza, o il cambio del tipo di vacanza a causa del caro prezzi, non sembra aver impattato sui guadagni complessivi».
Se c’è stato meno traffico di italiani, la grande sorpresa cominciata a fine maggio è stata dettata dagli stranieri. «Soprattutto americani: nell’extra lusso e negli altri segmenti. Le città d’arte restato le più gettonate, ma c’è stata anche richiesta per situazioni meno classiche, magari di chi già conosceva Roma o Venezia – fa notare l’ad – Deve essere uno spunto per migliorare la nostra offerta incoming. Noi per esempio stiamo guardando a sud di Roma. Per esempio, c’è stata una bella crescita dell’area di Taormina grazie alla serie The White Lotus, che ha fatto da grandissimo veicolo pubblicitario. Ricorda un po’ l’effetto Braveheart per la Scozia».
Da qui una riflessione sulla promozione: «Il mondo è cambiato: i famosi social, che ci piaccia o no, hanno un peso importante. Così come gli influencer. Inoltre la cinematografia, quando fatta bene, ha un effetto buono. Il mondo non è più solo di Londra, Parigi, Roma, Venezia, ma offre tantissime possibilità. Nell’arena competitiva, dobbiamo curare la qualità: trasporti, orari musei, curare l’accoglienza, facilitare la vita del turista che aspetta tutto l’anno per questo viaggio. Dobbiamo pensare allo straniero che torna più volte in Italia. Inoltre, portare ogni anno gente nuova ha costi molto alti, far tornare chi ci è già stato richiede un investimento molto più basso. L’Italia deve creare voglia, fiducia, stima: valori che portano a tornare».
Un’altra sorpresa estiva è stata l’Albania: «Alpitour e l’Albania hanno un lungo trascorso di amicizia e collaborazione. Abbiamo persone sul posto che lavorano per noi. Tra i fattori competitivi forti della destinazione c’è la distanza: di fatto è un “volo nazionale” come durata. Si è affacciata al mondo turistico da poco, ma ha un entroterra molto bello e spiagge interessanti. Ci sono attualmente grossi investimenti. L’Albania non è grandissima e quindi potrà accogliere un numero limitato di persone, ma è una valida alternativa da proporre».
Infine un tema caldo per il turismo organizzato, quello del fai da te: «Dieci anni fa sembrava che le agenzie fossero finite, ma invece continuano ad avere grandissima potenza distributiva, servizi che internet non può dare e qualcuno con cui parlare se le cose non funzionano. Il mercato italiano è ancora fortemente legato alle agenzie. Lo sono meno le nuove generazioni, più propense al fai da te, ma per vedere un cambiamento evidente si devono aspettare almeno 15 anni. I clienti oggi sono molto meglio informati di prima, ma il lato umano delle agenzie continua a piacere».
Giornalista professionista, redattore. Specialista nel settore viaggi ed economia del turismo e delle crociere dopo varie esperienze in redazioni nazionali tv, della carta stampata, del web e nelle relazioni istituzionali
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