by Giulia Di Camillo | 16 Ottobre 2023 12:15
Una nuova formula che prende il nome di Naoclub[1], un leggero riposizionamento del target di riferimento e, soprattutto, un rinnovato approccio con le agenzie di viaggi. È questo il “piano di attacco” 2024 di Utravel, brand giovane parte del Gruppo Alpitour che conta oggi un team di circa 40 dipendenti, rappresentato al Ttg Travel Experience dalla cofounder Carlotta Gaddo, con cui abbiamo realizzato un’intervista.
Come nasce Utravel?
«In realtà dall’esigenza di smaltire l’invenduto e le garanzie del Gruppo. Siamo partiti poco prima della pandemia con il cosiddetto blind booking: in sostanza sono viaggi a sorpresa che proponiamo ancora chiaramente, non sai dove andrai fino a cinque giorni prima della partenza».
Poi vi siete ripensati…
«Nel 2020, anno del Covid, abbiamo utilizzato il momento di “fermo” per ripensarci appunto. La base di analisi sono stati i ragazzi Millennial e Gen Z che avevano già viaggiato con Utravel: abbiamo raccolto tante informazioni e ricostruito l’offerta focalizzandoci su tre pilastri, lo Stay, il Connect e l’Experience».
Interessante è la parola Connect. Come si sviluppa all’interno dell’offerta?
«Questa parte la sviluppiamo con i nostri Coach che in prima battuta possono essere anche italiani, ma che dopo il loro fine formativo passano il timone a ragazzi della destinazione in cui si viaggia e che per conto nostro si accordano con i vari partner locali per offrire poi esperienze iper-autentiche da scegliere e vivere sul posto. Il compito dei Coach è connettere i ragazzi tra loro e con l’ambiente che li circonda. Questo fa la differenza, e fidelizza chiaramente i clienti con il nostro brand».
Quale potrebbe essere un esempio di esperienza iper-autentica?
«A Zanzibar il Coach Vasco, tutte le settimane, porta i ragazzi a fare scambio culturale nella sua scuola. Gli italiani imparano le parole in swahili».
Da febbraio, nel contesto della vostra evoluzione, siete diventati società benefit. Un traguardo importante…
«Sì, abbiamo adeguato il nostro statuto d’impresa per rendere noto proprio a tutti qual è l’impatto positivo che vogliamo generare sul mondo. Noi vogliamo viaggiare responsabile con al centro i giovani, favorendo lo scambio di valori e la sinergia con le comunità locali e i loro territori. Ogni anno facciamo la redazione del bilancio economico e sociale su ogni destinazione dove operiamo».
Un cambiamento cruciale è quello che riguarda il lancio dei Naoclub. Di cosa si tratta?
«Naoclub sta per “Not an ordinary club”. Questo nuovo progetto è l’evoluzione dello Utravel Club: in primis si amplia il target a cui sarà dedicato: infatti, non sarà più solo rivolto agli under 30 ma avrà un range di età compreso tra i 18 e i 39 anni. L’obiettivo principale è quello di far vivere l’hotel come punto di incontro di tutti i viaggiatori e, al contempo, come base di partenza per tutte le avventure da vivere per conoscere autenticamente la destinazione, come dei veri locali. Tutto questo sarà possibile soprattutto grazie alla figura del Coach, evoluzione del Guru degli Utravel Club. I Naoclub saranno disponibili e prenotabili sul sito web di Utravel a partire da novembre 2023».
Però in agenzia sono già arrivati, corretto?
«Sì, sul sito di Eden Viaggi, con cui abbiamo una collaborazione interna al Gruppo di tipo B2B l’offerta Naoclub è già in vendita. Eden aveva un prodotto similare e questa può essere l’occasione per riproporsi meglio nel circuito delle agenzie di viaggi. Sul nostro sito, invece, lo switch ci sarà a fine mese. Verrà contestualmente lanciato il nuovo sito web tutto brandizzato Nao».
Ma il target, perché avete cambiato?
«I viaggi blind restano under 30, ma sul club – dove si può partire anche da soli in formula sharing – siamo passati sul range di età 18-39 anni. Ci siamo resi conto che restare sui 30 anni era effettivamente riduttivo avendo un 36% di repeater che hanno superato quell’età limite. L’esigenza è stata dettata da dentro».
Diverse le destinazioni, tra Repubblica Dominicana, Africa o anche Dubai. Cosa manca?
«Siamo ben posizionati e abbiamo grande varietà di mete, ma oggi il nostro occhio è puntato sul Sud-est Asiatico e le località meno note».
E poi?
«E poi l’internazionalizzazione dell’azienda: puntiamo a questo nei prossimi anni».
In un anno e mezzo 7mila viaggiatori, mica male. In questo sviluppo avete inserito altre “scommesse”?
«La versione short dei club, da 48 ore o anche da quattro giorni. Ci sono ad esempio Dubai, Barcellona e Berlino. Pure il Marocco».
I prezzi?
«Dobbiamo farci necessariamente attenzione, soprattutto sul target 18-26 anni. Le nostre strutture sono di livello medio-alto e non è semplice, ma riusciamo a dare il giusto rapporto qualità-prezzo grazie alla forza di contrattazione del Gruppo. Questo è un enorme punto di vantaggio visti i tempi».
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