by Roberta Rianna | 2 Novembre 2021 7:00
Più agile e snella. Così torna in campo mamma Alpi. Con i t.o. di casa che ora si contano sulle mani: Alpitour, Francorosso e Bravo (per il Mainstream), Turisanda 1924 con Presstour e Made (Specialties), Eden Viaggi con la banca letti edengo (Seamless e No Frills).
Otto brand, di cui cinque capofila, a loro volta inseriti nei tre contenitori che danno il nome alla Trevolution del Gruppo[1]. Una rivoluzione, appunto, la cui appetibilità è affidata al direttore marketing Tommaso Bertini.
Come nasce la Trevolution?
«Abbiamo sfruttato il fermo da Covid per accelerare il processo di rinnovamento. I marchi sono stati riorganizzati sulla base di ricerche di mercato, da cui è emersa la propensione del consumer alla semplificazione, alla linearità, all’uso del digital, oltre a nuovi profili di viaggiatori con specifiche esigenze, in primis sicurezza e servizi on demand. Da questi dipendono i tre cluster di brand: “Mainstream”, con servizi completi; “Specialties & Goal Oriented”, su misura; “No Frills”, con servizi selezionati dai clienti».
Come si spiega alle agenzie la riorganizzazione dei brand?
«Il lavoro più importante è svolto dalla direzione commerciale, che ha dato il via a un tour per gli agenti nelle principali città italiane. Su Easybook, poi, gli adv possono reperire vari materiali, tra cui un video in cui il dg Pier Ezhaya, il direttore commerciale Alessandro Seghi e io raccontiamo questa evoluzione».
In era Covid come si evolve il viaggiatore?
«Oggi i consumatori decidono di rivolgersi a brand consolidati per sentirsi tutelati. Fenomeno molto evidente nel travel, dove gli acquisti hanno un carico economico ed emotivo elevato. Per questo rafforzare i nostri brand, in termini di notorietà e percezione, è vitale. Il fai da te è stato solo una grande infatuazione: ora c’è bisogno di affidarsi a professionisti e a brand noti».
Quale sarà la strategia 2022?
«Punteremo a rafforzare fama e visibilità dei marchi: gli studi dimostrano che c’è un rapporto direttamente proporzionale tra notorietà spontanea e vendite nel medio termine. E se è vero che il turismo intermediato avrà nuovo impulso, è altrettanto vero che bisognerà presidiare tutti i punti di contatto del customer journey: i luoghi dove le persone si ispirano, si informano e prenotano. Monitoreremo la qualità, evitando di lasciare spazio ai competitor. E ci rivolgeremo, non più soltanto a un pubblico incapace di prenotare, ma anche ai clienti più autonomi a cui spiegheremo il valore aggiunto di t.o. e adv».
Come immagina il volto futuro di Alpitour? Se dovesse coniare un tormentone del tipo “Turista fai da te? Ahi ahi ahi”, che messaggio vorrebbe veicolare?
«Immagino un’azienda che non parli soltanto a chi non è in grado di organizzarsi una vacanza da solo. Oggi, al contrario degli anni ‘80, il mondo è per larga parte composto da persone che hanno le skill per prenotare in autonomia. Dobbiamo sganciarci da quella nicchia sempre più piccola e rivolgerci a tutti, cercando di trasmettere il perché un viaggio organizzato con il supporto di professionisti sia un valore aggiuntivo in termini di sicurezza, risparmio di tempo e di prezzo. Questa è una sfida enorme per il marketing dai connotati affascinanti: si tratta di cambiare un posizionamento e un percepito costruito in decenni. Ma è un percorso obbligato se vogliamo continuare a essere rilevanti per un mercato che non ha più gli stessi bisogni di 40 anni fa».
Un consiglio alle adv in fatto di marketing?
«Fidelizzare i clienti e mantenere una relazione viva con loro anche al ritorno a casa, attraverso sistemi informatici adatti, reperibili sul mercato anche a basso prezzo. Nessuna Ota potrà mai far sentire le persone uniche, speciali e coccolate. Un agente di viaggi sì».
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