Quasi duecento milioni di euro nell’inverno di Omicron, oltre le previsioni di budget. E un obiettivo per i mesi a venire: 566 milioni di ricavi netti in estate, per chiudere l’anno finanziario a 760 a fine ottobre. Una cifra che torna ad avvicinarsi al miliardo. Da qui, ovvero dal resoconto di midterm di Alpitour World, prende spunto questa intervista esclusiva al direttore generale della divisione tour operating Pier Ezhaya. Un lungo dialogo che, partendo da numeri inediti, tocca i temi più attuali: dall’effetto guerra al discusso salto nell’ecommerce.
L’inverno 2021-2022 è stato condizionato dalle restrizioni, eppure per Alpitour è iniziata la ripresa. Lo testimoniano i numeri. Quali sono stati i principali risultati dei t.o. del Gruppo?
«Non esito a dire che l’inverno, nonostante tutto, è stato molto soddisfacente. Nel primo semestre dell’anno finanziario che va dal 1° novembre al 30 aprile abbiamo realizzato ricavi per 196,3 milioni di euro, quasi 13 in più del budget che era fissato a 183,6. Siamo ancora lontani dai livelli del 2019 ovviamente, quando avevamo fatturato più del doppio, ma rispetto all’obiettivo che ci eravamo prefissati siamo molto soddisfatti. Del resto, le mete dove potevamo operare erano pochissime e su quelle abbiamo fatto molto bene. Le Maldive sono state la destinazione più venduta con ricavi oltre i 71,5 milioni, 4 milioni in più dei 67 fatti nel 2019. Subito dopo l’Egitto con 47,7 milioni e la Repubblica Dominicana con 26,7. A livello di passeggeri, la prima destinazione è stata l’Egitto con 54.292 clienti, seguita da Maldive che ne ha totalizzato 21.434 e Repubblica Dominicana con 14.162».
A marzo le riaperture, nel contempo la guerra in Ucraina. Qual è stato l’impatto sul booking?
«Un conflitto sul suolo europeo non può non avere alcun impatto, anche se tendiamo a leggerlo più nel medio periodo, che sul sotto data. È normale che di fronte a una situazione di tale violenza, che colpisce anche le nostre coscienze e i cui esiti sono ancora incerti, le persone si prendano una pausa di riflessione per decidere delle vacanze in un secondo momento. Noi pensiamo che sia solo uno scivolamento in avanti della finestra di prenotazione e non un vero e proprio trend, ma dobbiamo aspettare maggio per esserne sicuri».
Pasqua e ponti, però, ne hanno risentito?
«Relativamente. Aprile, in generale, ha risposto in maniera brillante: abbiamo movimentato in totale oltre 37mila passeggeri. L’Egitto è stata la meta più gettonata con oltre 21mila passeggeri e più di 100 voli Neos operati nel mese, quasi 25 a settimana. Ma siamo soddisfatti anche delle Maldive, dove abbiamo reinserito il terzo volo settimanale come a Natale. Non è stato il Ferraprile del 2019, ma è stato comunque un ottimo mese».
Intanto facciamo i conti con inflazione e rincari vari: è prevedibile un aumento dei prezzi?
«L’inflazione inizia a farsi sentire sul pricing e, di conseguenza, anche sulla domanda. Il carburante aereo è più che raddoppiato, passando dai 550 dollari a tonnellata di un anno fa ai 1.100 di oggi, raggiungendo anche picchi di 1.250 dollari a tonnellata. Sul fronte alberghiero, poi, si sono riscontrati importanti aumenti a causa di una minor competitività del mercato italiano rispetto ai mercati esteri. Questo è stato causato dalla prudente politica sanitaria adottata dal nostro Paese che ci ha impedito di operare, sacrificando la nostra rendita di posizione sulle principali destinazioni. È il caso dell’Egitto dove i mercati russo, tedesco e britannico hanno assorbito gran parte della capacità alberghiera generando un aumento dei prezzi».
Come avete reagito a questi fenomeni?
«Il nostro Gruppo ha potuto mitigare il caro fuel grazie ad alcune coperture del carburante fatte nel 2021 che hanno permesso di ribaltare solo una parte dell’inflazione sui consumatori, mentre sul fronte alberghiero, il peso dei nostri marchi con gli albergatori e il fatto di avere contratti pluriennali e in garanzia ha permesso di ridurre al minimo l’effetto distorsivo dei flussi dei mercati stranieri e di mantenere la nostra storica rendita di posizione».
Il vero banco di prova sarà l’estate: come procedono le vendite? È già possibile fare previsioni?
«Finora abbiamo prodotto sull’estate ricavi per circa 175 milioni di euro. Italia ed Egitto sono i prodotti più venduti, rispettivamente a quota 30 e 32 milioni di fatturato. Seguono Spagna, Nord America, Maldive. Un po’ in ritardo la Grecia che forse paga, ingiustamente, il fatto di essere “a est”, come la Turchia. L’obiettivo per la summer è riconfermato, come da budget, a 566 milioni di euro, così da totalizzare nell’anno circa 760 milioni di ricavi netti. Numeri che riguardano il solo tour operating».
Sei mesi fa Trevolution. In concreto che risultati ha portato?
«Direi che il piano, molto coraggioso, di riposizionare quasi tutti i brand cancellandone anche qualcuno, ha dato frutti superiori alle aspettative. La virata da Eden Village a Bravo è stata molto soddisfacente, se si considera che il primo albergo per vendite a Sharm è stato il Bravo Tamra, il secondo più venduto a Marsa Alam è stato il Bravo Gemma Resort, preceduto di poco dal Bravo Fantazia, e il più venduto in Repubblica Dominicana è stato il Bravo Dominicus Beach & Palace. Tutti e tre erano ex Eden Village. Sono andati bene anche i “vecchi” Bravo come il Nubian, secondo per vendite a Sharm, e l’Alimathà, primo albergo delle Maldive in continuità con gli anni precedenti, seguito dal Maayafushi che proprio questo inverno si presentava al mercato con la sua nuova livrea di Bravo».
E sugli altri fronti?
«Uno dei risultati più brillanti è stato raggiunto dal pillar Seamless & No Frills capitanato dal marchio eden viaggi, che – tra le destinazioni aperte in inverno ha giocato la sua partita soprattutto in Egitto. Ora sta già evidenziando importanti volumi sull’estate con circa 400 ordini giornalieri. Oltre che sull’Egitto la domanda è concentrata su Grecia, Baleari e Kenya, grazie al contratto in esclusiva con l’hotel Barracuda. Bene anche Turisanda, nel pillar Specialties & Goal Oriented, che ha dimostrato di poter ereditare il successo di Viaggidea raccogliendo il lavoro fatto negli anni precedenti. Molto soddisfacente la performance sul Thudufushi alle Maldive, su Dubai e su Mauritius. Ottimi anche i risultati sugli Stati Uniti, in particolare a Capodanno grazie anche al nuovo volo Neos su New York».
Quindi, guardando ai singoli brand, nessun ripensamento? Non c’è proprio nessun tassello che vorrebbe cambiare?
«No, assolutamente. Il mercato ci ha confermato la bontà delle scelte fatte, sia in ottica di semplificazione e posizionamento dei marchi, sia in termini societari dove la fusione ci ha consegnato un’organizzazione senza dubbio più efficiente, ma anche molto più efficace, con responsabilità chiare e definite. Abbiamo cambiato già molto e siamo contenti così. Non si tocca più niente adesso».
Nel frattempo avete lanciato Twin e non sono mancate le polemiche sulla virata ecommerce. Cosa direbbe a quelle agenzie di viaggi ancora spaventate dall’omnicanalità?
«So di dire cose impopolari, ma davvero io considero la contrapposizione tra i canali online e offline quanto di più nocivo e antiquato ci sia. La realtà è che tranne gli estremisti – di uno o dell’altro canale – la stragrande maggioranza dei clienti oggi è “crossing”, ossia guarda tutte e due i canali e passa da uno all’altro con disinvoltura, senza nemmeno aver deciso in anticipo dove fare l’acquisto».
Che poi è quello che facciamo anche noi stessi quando compriamo un qualsiasi prodotto.
«Esatto. Alla luce di ciò, se il tour operating è assente in quello che è il canale che sta crescendo di più consegniamo, di fatto, i potenziali consumatori alle banche letti e alle grandi piattaforme tecnologiche. Invece dobbiamo andare a lottare su quel ring per cercare di veicolare almeno una parte di quei clienti verso il turismo organizzato, facendogli comprendere valore e completezza della vacanza garantita da un professionista. Certo, ci vogliono delle regole di ingaggio chiare come la parity rate e nuovi modelli di triangolazione a tre – cliente, tour operator e agenzia di viaggi – per competere con tutta la nostra forza di sistema. Ad esempio il nostro Twin, lanciato a fine 2021, permette alle adv di popolare una pagina con il proprio profilo sul nostro sito. Al 31 marzo sono state circa 3.000 le agenzie che hanno aderito alla iniziativa. Mancano ancora alcuni rilasci informatici – in arrivo a breve – affinché si possano cominciare a vederne i benefici, ma siamo sulla strada giusta e ora più che mai riteniamo che questo sia l’unico vero modo per competere con il fai da te e dare un futuro al turismo organizzato».
Intanto c’è chi lamenta il malfunzionamento di EasyBook. Cosa sta succedendo?
«Un po’ è vero; alcune difficoltà operative sono state riscontrare sui sistemi e in particolare su EasyBook. Questo ha certamente consegnato alle agenzie un servizio meno efficace rispetto al passato e ci dispiace molto. Tuttavia occorre spiegare che le difficoltà che si sono manifestate nei sistemi sono state generate dalla radicale rivoluzione informatica che il nostro Gruppo sta affrontando con il progetto InNova, della portata di 22 milioni di euro di investimenti. L’obiettivo è cambiare “il motore” dei nostri sistemi, rendendo la tecnologia più aderente alle esigenze contemporanee e alle interconnessioni nel mondo. Purtroppo, siamo nella fase di migrazione e oggi si riscontrano più i problemi che i benefici, ma ciò è indispensabile per “arrivare dall’altra parte” e avere – in un ragionevole lasso di tempo – un sistema più moderno ed efficiente.
Sembra che oggi Alpitour sia anche più fisica, oltre che tech. Siete tornati in Bit. Ci sarete di nuovo l’anno prossimo?
«Siamo tutti più fisici. E aggiungo, finalmente. Abbiamo partecipato alla manifestazione con gli altri operatori nel “Villaggio Astoi” e siamo stati molto soddisfatti del risultato. Credo che la Bit di Milano debba tornare a essere una fiera importante in grado di competere con i grandi showcase internazionali come Wtm London, Itb Berlin e Fitur Madrid. Ha tutte le potenzialità per farlo anche perché tutto il team, dall’amministratore delegato alla squadra commerciale e operativa si sta muovendo molto bene. La formula del Villaggio Astoi ci è piaciuta molto ed è piaciuta anche ai nostri colleghi operatori. Sì, ci torneremo».
È la prima volta che, nell’arco di un’intera intervista, non abbiamo menzionato il Covid. Abbiamo davvero voltato pagina?
«Questo terribile virus ci ha dimostrato, più di una volta, di saperci prendere in contropiede e, non appena abbassiamo la guardia, colpisce di nuovo. Non so se sia finito e se guardo a cosa sta accadendo a Shanghai mi verrebbe da dire il contrario; so però che oggi, grazie alle vaccinazioni e grazie al fatto che l’ultima variante sembra essere meno letale, un po’ di speranza (con la s minuscola) di esserselo buttato alle spalle c’è. Ma non diciamolo troppo forte».
Come immagina il 2023 dell’industria turistica?
«L’errore più grande che si possa fare è immaginare di riprendere da dove abbiamo lasciato. Anche se sono stati “solo” due anni, dal punto di vista anagrafico e tecnologico sono un’era geologica. Credo si debba studiare di più i nuovi trend, i nuovi bisogni, i nuovi comportamenti d’acquisto soprattutto delle nuove generazioni che iniziano a consumare e che due anni fa non lo facevano ancora. Auspico che gli operatori – che sono gli unici che possano farlo – investano in ricerca e in analisi di mercato per creare nuovi prodotti e servizi più aderenti ai bisogni. Bisogna studiare, studiare, studiare per sapere di più».
Il peccato capitale del settore?
«L’autoreferenzialità. Abbiamo la presunzione di sapere tutto, pensiamo di sapere già che prodotti fare e li mettiamo sul mercato; invece bisognerebbe invertire il processo e partire dal cliente».
La filiera ne esce più compatta?
«Mi auguro di sì. Spero che le agenzie di viaggi ci seguiranno, avendo fiducia e provando a salvare una delle poche cose buone che ci ha lasciato questa terribile pandemia: l’aver fatto squadra tra produzione e distribuzione. Detto ciò, il 2023, a scanso di brutte sorprese, sarà un anno di netta ripresa, anche se per pareggiare il 2019 credo dovremo aspettare un altro anno ancora. Ma intanto mettiamoci in moto».