Innovare la propria identità come ha fatto Alpitour World, che ha ridotto i suoi marchi da dodici a cinque, delineando per i brand mantenuti una specifica strategia, è solo il primo passo, perché poi questa rivoluzione bisogna trasmetterla nel modo migliore. Ed è quello che Tommaso Bertini, direttore marketing corporate e t.o. del Gruppo, attraverso una mirata attività di comunicazione, sta mettendo in atto. Con una specifica premessa: «Siamo partiti dal dato di fatto che i consumatori turistici cercano sempre più sicurezza e scelgono brand (Alpitour, a questo proposito, è protagonista al Mimit della mostra Identitalia, ndr) che dimostrino di avere una filosofia di sostenibilità nei servizi erogati. Ebbene, tra gli asset della nostra nuova identity c’è proprio una particolare sensibilità ai temi della qualità, ben coniugata con la sostenibilità e sicurezza del prodotto, anche attraverso il sostegno ai territori dove operiamo, spesso con progetti per le comunità locali». Essere leader nel turismo organizzato comporta anche l’onere di tracciare nuove rotte, collaudare, sperimentare. Parte da qui la nostra intervista a Bertini.
È più facile scoprire una nuova destinazione o innovare una meta già ben strutturata?
«Sicuramente trovare una nuova destinazione è più complesso. Siamo costantemente alla ricerca di nuovi luoghi con analisi di mercato, indagini tra le adv, e non è affatto facile. Ad esempio, quando nel recente passato si è cercato di lanciare una meta come il Vietnam, ci siamo resi conto che innestare nella mentalità dei clienti nuove scelte rispetto a destinazioni vicine molto più consolidate e popolari è una missione talvolta impossibile. Mentre innovare offerte già esistenti è più semplice. Direi che, di fatto, le abbiamo rinnovate tutte: basti pensare a Capo Verde. Così come abbiamo innovato anche le formule, vedi la villaggistica, dove abbiamo introdotto diverse modalità, lavorando soprattutto su certe offerte che devono tenere conto di una clientela più moderna, con altre aspettative. Altro esempio: oggi lo stesso soggiorno in villaggio deve avere il plus della scoperta dei luoghi, piuttosto che soggiornare un’intera settimana all’interno di una struttura, seppur completa nei servizi e nell’intrattenimento».
Qual è per il 2024 l’esempio più calzante della vostra continua ricerca di innovare l’offerta?
«Abbiamo studiato e ideato una linea di prodotto, Made by Turisanda, che propone viaggi alla scoperta di un territorio, con esperienze locali all’interno delle comunità. Una vera esplorazione all’insegna dell’autenticità. Ed è certamente la chiave giusta per generare appeal».
In base anche ai feedback delle agenzie di viaggi, quali sono per la stagione in corso le destinazioni in pole position con alte previsioni di vendite?
«Alla luce di quanto sta avvenendo a una meta popolare come l’Egitto, che sta vivendo un momento difficile per la nuova guerra arabo-israeliana, la prima considerazione da fare è che il cliente pone al primo posto la sicurezza, fattore determinante per la scelta finale dei luoghi di vacanza. In questa ottica il Mediterraneo sta andando molto bene, con ottime performance delle Canarie. Così come abbiamo registrato buone vendite sulle Maldive, scelte tantissimo dalla fascia medio-alta. E stiamo finalmente rivedendo riscontri commerciali sui Caraibi, in particolare sulla Repubblica Dominicana, proprio perché da noi comunicate e poi percepite dalla clientela come destinazioni tranquille».
Come si presenta questo avvio di stagione in termini di prenotazioni?
«Siamo sorpresi e ampiamente soddisfatti dell’andamento del booking: stiamo superando anche i risultati dello stesso periodo dello scorso anno. In particolare, tiene bene l’area Specialist con notevoli richieste su prodotti Turisanda, in parte sull’onda del suo centenario che ha avuto un riscontro mediatico capace di attirare l’attenzione dei viaggiatori. Così come il Mainstream con Alpitour, Francorosso e Bravo e l’area presidiata da Eden Viaggi, con numeri davvero importanti».
In termini di investimenti sull’offerta, qual è un esempio eclatante del vostro impegno?
«Uno su tutti è certamente Capo Verde, dove abbiamo completamente rinnovato una struttura Bravo, in una zona che tra l’altro, proprio in un periodo come questo, si sta rivelando un’ottima alternativa all’Egitto».
Tra pricing, assistenza, flessibilità, varietà di servizi, su quali voci oggi si concentra l’attenzione del cliente?
«Credo che l’assistenza, che in senso lato significa anche sicurezza, sia il fattore determinante nella scelta sia degli interlocutori, vedi t.o., sia delle mete. E questo perché dopo la pandemia, le guerre in corso, le alluvioni e i grandi incendi, la gente chiede tranquillità: la certezza di non imbattersi in imprevisti o pericolosi contesti. Da qui la “sbornia” del fai da te è scemata. Ora vediamo che chi deve fare un certo tipo di vacanza, con un certo budget e un discreto impegno emotivo, vuole serenità. Il fatto di avere adv e t.o. affidabili che garantiscono assistenza h24, al di là del mero risparmio nel prezzo, è tornato a essere il fattore che fa la differenza. Nel caso poi di Alpitour World, stiamo parlando di un vero e proprio ecosistema di servizi, dalla compagnia aerea alle strutture di proprietà, che danno una garanzia in più».