Aniasa, “pay for use” motore della mobilità sostenibile
La formula “pay for use” è il vero motore della mobilità sostenibile e di conseguenza della transizione ecologica posta al centro del piano di resilienza, eppure c’è poca sensibilità della politica e del governo. È questo, in estrema sintesi, il quadro tracciato nel corso dell’evento “Next Mobility – Pay per use: il motore della transizione ecologica”, promosso a Roma da Aniasa, l’associazione che all’interno di Confindustria rappresenta il settore dei servizi di mobilità, al quale ha partecipato anche il professor Carlo Cottarelli, direttore dell’Osservatorio dei Conti Pubblici – Università Cattolica Milano.
«La crisi dei chip auto sta rallentando ulteriormente il ricambio del nostro parco circolante, il secondo più anziano del Continente con oltre il 30% di veicoli ante Euro4 – ha ammonito Massimiliano Archiapatti, presidente di Aniasa – Sconcerta l’assenza di una strategia governativa che accompagni la transizione ecologica della mobilità. Il noleggio già oggi costituisce un elemento strategico di questa rivoluzione green, grazie a una flotta di ultima generazione, a una quota crescente di auto elettriche ed elettrificate e a un usato giovane, sostenibile e sicuro. Spingere, attraverso decisioni calate dall’alto, le case automobilistiche verso segmenti di produzione che ad oggi non ricevono un’adeguata risposta dal mercato significa minore produzione, costi più elevati, minore disponibilità di quote di vetture per le forme di mobilità “pay per use”. Senza un cambio di strategia, le imprese di noleggio saranno costrette ad aprire fortemente ai costruttori cinesi. Un trend che, una volta avviato, sarà difficilmente reversibile, entrando in un processo di distruzione del valore al quale non si può certo restare indifferenti».
Dati alla mano, mancano all’appello oltre 100.000 immatricolazioni per il settore. Nonostante questo, la flotta resta salda sopra quota 1 milione di veicoli e il noleggio si conferma attore strategico della mobilità sostenibile anche grazie all’acquisto del 47% delle vetture ibride plug-in e del 30% delle elettriche immatricolate in Italia. Servono misure concrete che equilibrino la fiscalità sull’auto aziendale con quella degli altri Paesi europei e che favoriscano il passaggio dalla proprietà all’uso dei veicoli.
Il noleggio a breve termine – dopo aver vissuto un primo trimestre difficile e una parziale ripresa nei mesi estivi, grazie soprattutto al turismo made in Italy – ora fronteggia l’onda lunga del chip shortage che sta bloccando i flussi di immatricolazioni. Il settore nei primi nove mesi ha registrato il 56% di noleggi in meno rispetto allo stesso periodo del 2019 e un giro d’affari ridotto del 37%.
Gli operatori del rent a car stimano un ritorno ai livelli pre-pandemia solo nel 2023-2024.
Hanno ripreso a circolare sulle strade delle nostre città le vetture in sharing ma, complice la parziale riduzione della mobilità cittadina (soprattutto nella prima parte dell’anno) e il ricorso al telelavoro, il settore ha visto il proprio business dimezzarsi nei primi nove mesi rispetto al 2019.
Riguardo, infine, al noleggio a lungo termine, forte della stabilità del business basato su contratti pluriennali e della continua espansione anche nel mercato dei privati, ha consolidato la crescita del giro d’affari dei primi mesi raggiungendo i 4,3 miliardi di euro (+4% vs 2019). La crisi dei chip ha frenato le immatricolazioni (-4,7%), ma la flotta è continuata a crescere (+10% e a quota 977.000 veicoli).