Anno nuovo, protesta nuova:
il travel in piazza a Roma
Il tanto richiesto (e atteso) contributo a fondo perduto sta iniziando a giungere nelle tasche dei beneficiari, ma non basta. Il turismo organizzato resta sotto schiaffo del Covid-19 e vede ancora lontana la luce dell’effettiva ripresa. Per questo, agenti di viaggi, tour operator e lavoratori del travel tutti scendono nuovamente in piazza a Roma, martedì 12 gennaio alle 11, mentre la manifestazione del 7 – paventata nell’ultimo periodo – è stata annullata.
Il luogo scelto da Maavi, il comitato spontaneo delle adv che ancora una volta si fa promotore e organizzatore dell’evento, è Piazza del Popolo, la stessa di una delle tre proteste già fatte in questi lunghi e difficoltosi dieci mesi, con l’obiettivo di rivendicare aiuto verso un’industria che all’economia del Paese porta un Pil di circa il 13%, configurandosi risorsa essenziale per lo sviluppo economico e per l’assistenza dei viaggiatori.
Ma passiamo al dunque, senza tralasciare le ultime lamentele relative ai viaggi di Natale e Capodanno verso mete come Dubai e Maldive: «La nostra categoria resta la più colpita dalla crisi economica verificatasi a seguito della pandemia da Covid-19 – dichiara Enrica Montanucci, presidente nazionale Maavi – E questo è stato certificato nei mesi scorsi anche dai dati Istat. Non dimentichiamo che, diversamente da tutte le altre categorie, noi siamo ormai pressoché fermi da un anno e ancora non si vede all’orizzonte il momento in cui potremo ritornare a lavorare».
«Le agenzie di viaggi in Italia sono circa 7mila e insieme al personale dei tour operator contano oltre 120mila lavoratori impiegati direttamente, senza considerare tutti quelli che vi ruotano intorno con professioni correlate. Le sole agenzie rappresentano il 3% del Pil nazionale e, se considerato tutto il turismo organizzato, si arriva al 13%. Ogni giorno vengo a sapere di agenti costretti a chiudere definitivamente la loro attività. Ogni giorno mi contattano decine di colleghi disperati in procinto di fare il passo. Gli ultimi dati censiti da Confcommercio certificano che già un’agenzia di viaggi su cinque ha chiuso definitivamente a seguito della crisi economica causata dalla pandemia. Purtroppo anche in questo dato siamo la categoria più colpita».
Non si può più aspettare, il turismo rivendica l’attenzione e il rispetto da parte del governo. «Il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, aveva affermato l’11 marzo che nessuno perderà il lavoro per colpa del coronavirus. È ora di agire subito», aggiunge Montanucci, che elenca le richieste che vengono espresse all’esecutivo nazionale:
- la redistribuzione dei soldi rimasti dal primo fondo perduto febbraio-luglio 2020. Con questa disponibilità economica si richiede: la revisione dei criteri per le fatturazioni da intermediazione con incremento della base di calcolo almeno al 70% rispetto al 15% medio considerato; la riapertura della presentazione delle domande per almeno 48h per chi non ha potuto depositare istanza a causa di errori dei consulenti; sostegno alle startup per il pari periodo;
- incremento del fondo perduto con estensione dal 1° agosto 2020 al 31 marzo 2021 per un importo di almeno 650 milioni di euro;
- revisione dei criteri di calcolo del fondo perduto con valutazione di 15% su 74 ter e 90% su intermediato e corrispettivi;
- anno fiscale bianco per il 2020 e primo semestre bianco per il 2021;
- detassazione delle vacanze, che va a sostituire la misura del Bonus Vacanze;
- credito di imposta per gli affitti fino a giugno 2021;
- sostegno economico alla persona per i titolari di impresa per almeno sei mesi;
- sostegno economico a partite Iva, commerciali, consulenti e startup per tutto il periodo di fermo;
- cassa integrazione in deroga fino a giugno 2021;
- apertura di corridoi turistici sull’esempio di quanto già realizzato da altri Paesi europei.
«Invitiamo a scendere in piazza tutte le associazioni di categoria e l’intero settore del turismo organizzato – conclude Enrica Montanucci – Questa volta non si può delegare, ma ciascuno deve esserci: è realmente in gioco il nostro presente e il nostro futuro, la nostra grande professionalità al servizio del Paese e una buona fetta dell’economia italiana. Non ci facciamo portare via la nostra dignità oltre al lavoro. Insieme, uniti, possiamo farcela».