by Redazione | 27 Novembre 2017 17:17
La tassa Airbnb rischia di danneggiare gli utenti alterando le dinamiche di concorrenza. Parola dell’autorità Antitrust che ritiene la cedolare secca sugli affitti brevi al 21% introdotta con la manovra bis, “potenzialmente idonea ad alterare le dinamiche concorrenziali tra i diversi operatori, con possibili ricadute negative sui consumatori finali dei servizi di locazione breve”.
L’Antitrust, in una segnalazione non vincolante ai presidenti di Camera e Senato, al ministero dell’Economia e all’Agenzia delle Entrate riconosce come l’obiettivo della norma sia quello di “contrastare il fenomeno dell’evasione”, sottolineando però come la cedolare secca sugli affitti turistici imposta dal governo ad aprile alteri la concorrenza tra gli operatori penalizzando le società che praticano il pagamento digitale (vedi Airbnb).
«Bene fa il governo a tenere la barra dritta in materia di disciplina fiscale delle locazioni brevi – commenta il direttore generale di Federalberghi, Alessandro Nucara – Le imprese italiane, che sono soggette a un carico fiscale tra i più gravosi al mondo non comprenderebbero il senso di aggiustamenti volti a strizzare l’occhio agli evasori e non si comprende perché il meccanismo del sostituto di imposta dovrebbe alterare la competizione tra gli operatori. Qualcuno dimentica di dire che ogni portale è libero di organizzarsi come meglio crede: chi decide di incassare per conto della struttura dovrà trattenere l’imposta, chi si astiene dal farlo non sarà obbligato. In entrambi i casi, il portale dovrà trasmettere all’Agenzia delle Entrate gli estremi delle transazioni».
Nucara, infine, si augura che nessuna amministrazione pubblica «centrale e locale, si presti a definire accordi, di nessun genere, con soggetti che violano palesemente le leggi dello Stato».
«La tassa su Airbnb introdotta dal governo dovrà essere rivista per non creare alterazioni al mercato e danni agli utenti. In caso contrario, scatteranno i ricorsi anche in sede europea per ottenere l’annullamento della cedolare secca sugli affitti brevi al 21% scattata lo scorso settembre e introdotta con la manovra bis». Lo afferma il Codacons tramite il presidente, Carlo Rienzi, che specifica come la lotta all’evasione «non può mai trasformarsi in un danno per gli utenti dei servizi».
«Siamo rimasti sorpresi per la posizione dell’Antitrust che attraverso un parere non vincolante ha espresso dubbi sulla disciplina prevista dal governo in materia di affitti brevi – dichiara Giorgio Palmucci, presidente di Associazione Italiana Confindustria Alberghi – Se da un lato si stigmatizza la distorsione della concorrenza in relazione ad altre piattaforme di prenotazione online, dall’altro non si considera la distorsione della concorrenza che si è venuta a creare in questo anni nei confronti di tutte le altre tipologie di ricettivo che sono invece soggette ad un regime fiscale ben diverso così come a vincoli e burocrazia. Ancora una volta “due pesi e due misure” che certamente non aiutano il mercato».
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