Arriva il Covid Pass italiano
per le regioni a rischio

Arriva il Covid Pass italiano<br> per le regioni a rischio
19 Aprile 13:01 2021 Stampa questo articolo

Con l’annuncio delle riaperture a partire dal 26 aprile, data in cui ci si potrà spostare tra regioni e in cui ricomparirà il colore giallo tra le regioni, dal governo arriva anche un’altra novità proprio in tema di spostamenti.

Resta in vigore infatti il sistema dei colori: dal 26 aprile sarà possibile circolare liberamente tra regioni gialle, anche per turismo e senza autocertificazione, ma per andare in quelle rosse o arancioni sarà necessario un pass. La data per gli spostamenti tra regioni non in fascia gialla non è ancora stata stabilita, ma l’ipotesi è che si cominci i primi di maggio.

Sarà un certificato tutto italianoche anticipa il Digital Green Pass europeo che sarà pronto a giugno e implementato entro luglio – e dovrebbe essere in prima battuta cartaceo e poi digitale. Servirà a consentire tutti gli spostamenti e a partecipare a eventi speciali. Attesa in settimana una riunione per decidere le tempistiche e le modalità di questo nuovo strumento.

Intanto, tra i requisiti che il pass dovrà attestare per consentire gli spostamenti nelle fasce di rischio arancione e rossa: vaccinazione completa, certificato di guarigione dal Covid-19 (si dovrà dimostrare di avere avuto la malattia da meno di 6 mesi), oppure tampone antigenico o molecolare negativo effettuato nelle 48 ore precedenti al viaggio.

In attesa di dettagli, esistono al momento tre ipotesi sul passaporto per gli spostamenti. La prima è che si possano effettuare con un certificato della Asl o un’autocertificazione; la seconda è che i requisiti siano caricati sul tesserino sanitario; la terza è una tessera digitale. Quella dell’informatizzazione è la strada che vorrebbe percorrere il ministro della Salute Roberto Speranza, che vorrebbe una card digitale, se fatta in tempi brevi. Ci stanno lavorando anche i tecnici dell’Innovazione tecnologica e Transizione digitale. Al tavolo interministeriale sarà valutata anche la possibilità di utilizzare l’app Io usata per il cashback, e al vaglio c’è il possibile coinvolgimento di Poste Italiane per la digitalizzazione.

REAZIONI ALLE RIAPERTURE. Arrivano intanto le prime reazioni alle riaperture e agli spostamenti tra regioni. «Bene, anzi benissimo la notizia relativa alla riapertura degli spostamenti tra le Regioni, cosi come la definizione di una road map per le altre attività che potranno progressivamente riportare alla vita i nostri territori – commenta Maria Carmela Colaiacovo, vicepresidente di Confindustria Alberghi – Sono decisioni che vanno nella direzione che avevamo auspicato e che speriamo preludano, unitamente alla crescita delle vaccinazioni, a un progressivo ritorno alla normalità. Un primo step, che aiuta a recuperare un po’ di fiducia, anche se certamente non risolve il problema delle aziende schiacciate da oltre 13 mesi di fermo ma è un passaggio fondamentale per gli operatori e il mercato. Anche la notizia sull’anticipazione al primo giugno dell’operatività del green pass è un fattore di positività che chiediamo al governo di concretizzare da subito con indicazioni chiare su quello che potranno fare turisti e viaggiatori in Italia già nei prossimi mesi. La strada è ancora lunga, anzi lunghissima, ma speriamo di avere finalmente superato l’ultima curva».

Sugli stabilimenti termali, per cui è stata annunciata la riapertura dal 1° luglio, interviene Federterme, ricordando che le strutture sono sempre rimaste aperte. «Ci auguriamo che in merito alla notizia riguardo alla riapertura degli stabilimenti termali il 1° luglio, ci sia stata una errata interpretazione dei mezzi di informazione – dice Massimo Caputi, presidente Federterme – Le terme, seguendo le indicazioni fornite da tutti i provvedimenti fino ad oggi emanati, sono state sempre aperte per erogare terapie termali, mediche e riabilitative. Gli stabilimenti termali sono dotati di presidio sanitario obbligatorio e hanno immediatamente applicato, in via del tutto autonoma, un rigido protocollo di sicurezza che ha permesso di evitare contagi. Per questa ragione, abbiamo anche proposto l’intero sistema termale nazionale ai ministri competenti e al governo come luoghi idonei per le vaccinazioni e alla fornitura Inail di prestazioni riabilitative post Covid aderendo ai bandi emanati dall’istituto. Abbiamo fiducia che dagli organi preposti vengano fornite le dovute rassicurazioni alle oltre 300 imprese termali in ordine al fatto che l’ipotesi summenzionata sia destituita di ogni fondamento».

Delusione e sconcerto per il via libera posticipato al 1° luglio per i parchi arrivano dall’associazione Parchi Permanenti Italiani. “Le nostre strutture all’aperto e ipercontrollate, sono inspiegabilmente considerate attività pericolose. Siamo costretti ad azioni di protesta eclatanti: le categorie che hanno urlato di più, hanno ottenuto più attenzione”, scrive l’associazione, che si appella al governo e ai ministeri competenti perché dia il vial libera alle oltre 230 imprese del settore, tra parchi faunistici, acquatici e tematici. “Evidenze scientifiche solide e di caratura internazionale dimostrano che i rischi di contagio all’aria aperta sono infinitamente inferiori ed è stato provato che la presenza del cloro nelle piscine elimina in pochi attimi l’agente virale. Eppure, secondo il Cts, i parchi divertimento sono attività pericolose e dovranno aspettare fino al 1° luglio: se lo scorso anno, con la pandemia in atto e senza vaccinazioni, il settore è stato riaperto a fine maggio, nel 2021 con la campagna vaccinale in corso, i farmaci e le nuove accortezze, incomprensibilmente, il governo toglie un mese di lavoro al settore”, si legge nella nota dell’associazione.

«Siamo trattati peggio delle sale giochi e delle altre attività al chiuso –  dichiara Giuseppe Ira, presidente Parchi Permanenti Italiani – Le attività dei nostri parchi si svolgono sempre all’aperto, con ampi spazi a disposizione e sotto il controllo di personale preposto, a differenza di quanto può accadere per strada o nelle aree gioco per bambini dei parchi pubblici, peraltro già aperte, dove manca ogni tipo di monitoraggio del distanziamento e non sono presenti i presidi per la sanificazione delle mani. Contingentiamo gli ingressi per evitare ogni rischio di assembramento e abbiamo predisposto severi protocolli di sicurezza che hanno già ampiamente dimostrato la loro efficacia lo scorso anno».

Anche l’ad di Gardaland Aldo Maria Vigevani interviene sulla questione parchi. «In attesa dell’ufficializzazione con il prossimo dpcm, non ci spieghiamo per quale motivo i parchi divertimento, che svolgono la propria attività quasi esclusivamente all’aperto, vengano associati i termini di data di riapertura alle fiere e ai congressi che si svolgono indoor – aggiunge – Se venisse mantenuta questa scadenza, verrebbero ritenuti più pericolosi delle palestre o dei cinema che sono al chiuso. Lo scorso anno Gardaland ha inaugurato la stagione il 13 giugno e grazie a un robusto ed efficace protocollo di sicurezza non è stato registrato nessun contagio tra i suoi ospiti». 

L'Autore

Claudia Ceci
Claudia Ceci

Giornalista professionista, redattore. Specialista nel settore viaggi ed economia del turismo e delle crociere dopo varie esperienze in redazioni nazionali tv, della carta stampata, del web e nelle relazioni istituzionali

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