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Arte e cultura: l’economia della bellezza vale 40,7 miliardi

Via Appia

Via Appia

L’hanno ribattezzata “economia della bellezza“. È un neologismo suggestivo ed efficace per identificare il macro scenario dell’incoming legato ad arte, cultura e archeoturismo, che oltre ad essere la prima motivazione per un viaggio in Italia dei visitatori stranieri, secondo uno studio dell’Ifis produce un fatturato complessivo di 192 miliardi di euro l’anno e coinvolge  oltre 730 imprese impegnate in progetti interregionali e offerte turistiche ad hoc.

Un risultato altisonante che conferma il trend emergente del post-Covid emerso dal recente monitoraggio di Mirabilia Network, associazione legata all’Isnart, presentato nel corso della Bmta a Paestum. Dal 2021 a oggi le aree le aree interne hanno visto una crescita degli arrivi turistici del 6,9% contro l’1,3% del resto del Paese, con una permanenza media di 4 notti anziché 3.

Il patrimonio culturale italiano, che 10 anni fa risultava appena al 7° posto tra le motivazioni di visita dei visitatori (italiani e stranieri) nel nostro Paese, è infatti da tre anni saldamente al 1° posto, attraendo da solo 1 turista su 4, per un volume di spesa turistica complessiva che, per le sole città d’arte, è stimata in 40,7 miliardi di euro nel 2023 (il 48,1% dell’impatto economico complessivo del turismo).

Da qui l’importanza di realizzare itinerari ad alta potenzialità ricettiva, come ad esempio il percorso della Via Appia, che apre grandi opportunità di valorizzazione e maggiore attrattività turistica per le aree interne delle 4 regioni attraversate: Lazio, Campania Basilicata e Puglia, con ben 89 Comuni coinvolti.

Queste aree si candidano così a diventare una meta ambita per il turista potenziale visitatore delle aree interne, che presenta caratteristiche specifiche: prevalentemente è un millennial (nel 46,4% dei casi), laureato (52,4%), con buona capacità di spesa, fortemente attratto dal patrimonio ambientale ed attento ai temi della sostenibilità.

Un bacino potenziale di nuova utenza turistica che va “corteggiato” con un duplice obiettivo: favorire la destagionalizzazione e valorizzare i borghi e piccoli centri, decentrando progressivamente i flussi turistici dalle coste.

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