by Roberta Rianna | 6 Aprile 2022 10:24
Il primo vero assaggio di Giappone post pandemia il travel italiano lo ha avuto attraverso i post sui social di Michele Serra, presidente di Quality Serra, in “missione” nel Paese del Sol Levante. Ma il Paese, come sappiamo, è ancora chiuso al turismo e questo “Back to the future tour”, come lui stesso definisce il suo viaggio, non restituisce – ahinoi – al mercato una data certa di riapertura.
«Oggi, interminabile giornata di dialoghi con le autorità del turismo e di discussioni coi nostri partner più importanti. Tema: tempi e modi della riapertura del Paese. Risultati? Diecimila parole da parte mia, mille promesse da parte loro, cento biglietti da visita scambiati e poche certezze. Anzi: due. La prima: il Giappone[1] è in condizione di riaprire anche domani, non ci sono più motivi per tenere chiuse le frontiere. La seconda: la riapertura non potrà essere procrastinata oltre il mese di luglio», scrive Serra su LinkedIn e Facebook in un post che ci permettiamo di riportare a mezzo stampa per il rilevante peso specifico.
«E allora perché non riaprono e non ci comunicano una data, chiederete voi? È come se vi fosse una sorta di timore inconfessabile che grava nell’aria. Il problema – riflette – sembra essere la paura del nuovo primo ministro rispetto all’opinione pubblica, perché solo il 20% dei giapponesi ha il passaporto e la sensibilità dell’uomo della strada per il turismo ricettivo è scarsa. Dunque pare che il premier aspetti le elezioni del 10 luglio prima di dare il via libera. Io ho insistito perché ci diano comunque un preavviso di almeno due mesi e perché con la riapertura cessino tutti i controlli e le limitazioni inutili che oggi gravitano sulla piena libertà di circolazione. Abbiamo anche convenuto di coinvolgere tutte le ambasciate in Europa da parte delle associazioni del turismo, per fare pressione sul governo».
«Sarà servita a qualcosa la mia insistenza? Avrò contribuito a accelerare il processo di ripartenza? – si domanda Serra – Onestamente, non saprei rispondere, ma non voglio e non posso lasciare nulla di intentato. La posta in gioco è troppo alta. “Anche se la salvezza non viene, io comunque ne voglio essere degno”, diceva Kafka».
E poi conclude: «In serata sono andato a festeggiare con i miei amici e colleghi in un “all you can drink” di Shinjuku, perché tutti sappiamo che il peggio è comunque passato e che presto torneremo a lavorare insieme».
Ne siamo certi anche noi e ringraziamo Michele Serra per il suo ruolo di ambasciatore del turismo Italia-Giappone.
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