MILANO – Macchine avanti tutta, non è più tempo di guardarsi indietro. Basta con i riferimenti al “solito” 2029 pre Covid, è l’appello lanciato in coro dal ceo di Enit, Ivana Jelinic, e dall’ad di Trenitalia, Luigi Corradi, a confronto nel Padiglione Italia in Bit: ora è tempo di ragionare fissando gli obiettivi di un 2024 che può riservare grandi soddisfazioni.
E le differenze con il passato nel comparto ferroviario sono già evidenti, sottolinea Corradi: «Cominciamo con il dire che, in linea con le cifre del turismo in Italia, l’estate 2023 è andata ben oltre quella del 2019. Basti pensare che 5 anni fa il numero dei pendolari che saliva sui nostri convogli si aggirava sul 60% e il 40% erano turisti, adesso è esattamente il contrario. La crescita è merito indubbiamente anche della collaborazione con Enit che prosegue da anni, ma anche dal fatto che la componente del viaggio in treno “rilassante” sta via via assumendo contorni sempre più rilevanti e ci sta dando una grossa mano. Per il 2024 abbiamo pianificato numeri anche superiori al 2023».
«Non c’è dubbio – rimarca Jelinic – che il turista abbia un impatto ben diverso sui treni rispetto al pendolare». Carpe diem, ribadisce Corradi, non è più tempo di indugiare: «Dobbiamo cogliere il cambiamento in atto, il turista ora chiede un servizio diverso rispetto al passato. Ecco perché i nuovi convogli hanno uno spazio più ampio per i bagagli. L’altro concetto quello relativo “all’ultimo miglio“: il viaggiatore, cioè, non ha l’auto ed ecco che è indispensabile l’intermodalità, il link che diventa il trait d’union con il treno per raggiungere la destinazione finale».
Resta sempre in piedi la questione delicata che riguarda le infrastrutture, oltre a ritardi e disagi: «Dove risiede il problema e come risolverlo?», chiede Jelinic a nome degli utenti. «Se il modello è il Giappone, con i treni che spaccano il secondo – replica Corradi – per ora non c’è corsa, ma va detto che nel Sol Levante hanno un sistema più semplice e ben diverso dal nostro. I treni hanno una linea dedicata che si occupa solo di una tratta. Noi abbiamo tutti i servizi sulla stessa linea, con un grado di complessità elevato. Ce la stiamo mettendo tutta per migliorare la rete ed eliminare gran parte dei disservizi, anche se a volte non è proprio possibile. In un prossimo futuro, però, ci ritroveremo con più linee e una maggior velocità: naturalmente, sappiamo anche questo, i lavori comportano disagi per chi viaggia, ma non c’è altra strada».
Ultimo capitolo, gli investimenti: «Un piano triennale che va oltre il Pnrr. Sappiamo bene che, specie al centro sud, le linee hanno bisogno di grande manutenzione e che, proprio per questo, la maggior parte dei fondi del Pnrr è destinata alle regioni meridionali. Per esempio, sulla Roma-Bari, dove il traffico è in forte aumento grazie al turismo, vengono eliminati i tratti su un binario unico per ottimizzare i tempi e migliorare il servizio».
Adelante con juicio, ma non troppo.