Sarà il prossimo Parlamento, quello che si formerà dopo le elezioni di marzo, a occuparsi del Ddl balneari che prevedeva aste pubbliche e non il rinnovo per le concessioni. Ad accogliere con sollievo la notizie è Assobalneari Italia – Federturismo Confindustria, che molto si è spesa per fermare la discussione sulla legge delega.
«Esprimo soddisfazione – ha commentato il presidente dell’associazione, Fabrizio Licordari – per aver saputo dell’accettazione al Senato delle richieste di audizione che Assobalneari Italia ha proposto sulla falsa riga di quelle già svolte alla Camera. Una decisione che ha provocato le dimissioni delle due relatrici, decretando la fine della legge delega perché, come ha dovuto ammettere il senatore Salvatore Tomaselli (Pd), verranno materialmente a mancare i tempi per affrontare la questione. Abbiamo sempre sostenuto con fermezza la nostra posizione, al contrario delle altre sigle sindacali che hanno accettato questo disegno di legge, che di fatto avrebbe certificato le evidenze pubbliche, distruggendo la categoria».
Una battaglia che ha visto Assobalneari e il presidente Licordari in prima fila perché in gioco c’è il destino di oltre 30.000 imprese familiari ma anche di un asset strategico per il sistema Paese e l’economia italiana. «Con Federturismo abbiamo sempre sostenuto con fermezza la nostra posizione abrogativa al contrario delle altre sigle sindacali che hanno accettato questo ddl, che di fatto avrebbe certificato le evidenze pubbliche, limitandosi a proporre emendamenti che avrebbero solo dato il via libera al provvedimento distruggendo un settore imprenditoriale che oggi funziona e paralizzando gli investimenti. La palla ora passa al prossimo Parlamento che auspichiamo possa avere un’altra sensibilità sulla questione delle concessioni e sappia tutelare le proprie imprese, come hanno fatto Spagna e Portogallo».
Di tutt’altro avviso, Fipe, la Federazione Italiana Pubblici Esercizi che vede il blocco del ddl come “una stagnazione che potrebbe portare a risvolti drammatici”. “Un provvedimento che stava per vedere la luce dopo anni di rinvii, e a cui hanno collaborato attivamente in sede parlamentare tutte le categorie del nostro sistema, con l’obiettivo di far approvare almeno il Ddl delega: azzerare tutto solo perché si è arrivati a fine legislatura è un’autentica presa in giro per il nostro settore”, si legge in una nota.
“Vogliamo ricordare – continua il comunicato – che l’inaspettato innalzamento del Pil oltre le previsioni si deve soprattutto all’impegno quotidiano proprio di questo settore. Se fosse davvero confermata l’impossibilità di varare la legge riforma prima della fine della legislatura in corso, le imprese del turismo operanti sul demanio, inclusi bar, ristoranti e locali, si troverebbero, già nella stagione 2018, nella confusione più totale, con decine di migliaia di posti di lavoro in tutta Italia a forte rischio, il blocco di ogni forma di investimento e una nuova, pressoché sicura, procedura a carico dell’Italia da parte dell’Unione Europea. L’unica soluzione è la presa al più presto in carico dell’approvazione del Ddl da parte del Senato. Siamo consapevoli delle difficoltà di fine legislatura ma si devono trovare al più presto spazi e modi per garantire al settore turistico di lavorare con serenità e scongiurare gravi conseguenze per tutta l’economia del nostro Paese”.