«Ahi settembre partirò», cantava Alberto Fortis. Va a finire che gli daranno retta in parecchi, secondo il Centro studi turistici per Assoturismo Confesercenti, che prevede l’arrivo di 15 milioni di turisti nelle strutture ricettive, per un totale di 50,2 milioni di pernottamenti, +0,6% rispetto al 2023. Una spinta determinata dal meteo favorevole e dalle tariffe “da bassa stagione”, in netto calo rispetto ai mesi più “caldi” di un’estate sotto le attese (-0,7%). In molte destinazioni si può arrivare addirittura al -35% rispetto ad agosto.
Si annuncia un trend positivo, dunque, anche se le imprese sperano di migliorare ulteriormente i tassi di occupazione con le partenze sotto data. Le tendenze più favorevoli sono attese per città d’arte (+2,4%%), località rurali e collina (+2,1%). Una leggera crescita è attesa anche per le località dei laghi (+0,9%) e ad “altro interesse” (+0,8%), mentre per le località marine (-0,5%), di montagna (-0,6%) e del termale (-1,2%) le previsioni sono di una sostanziale stabilità o di leggera contrazione della domanda.
Contrazione – evidenzia Assoturismo Cst – che si è fatta sentire anche nel trimestre estivo, con una stagione turistica sotto le attese: secondo le stime, i pernottamenti tra giugno e agosto hanno fatto segnare una flessione di 1,4 milioni di presenze rispetto allo scorso anno. Pesano il calo della domanda italiana (-2,9%), con una forte diminuzione nelle località balneari (-4,1%), termali (-5,3%) e dei laghi (-3,7%). In termini assoluti, ci sono stati 105,4 milioni di pernottamenti di italiani contro i 108,6 milioni del 2023.
Domanda interna in ribasso per tutte le imprese della filiera del turismo, in particolare dagli stabilimenti balneari e dalla ristorazione. Anche le strutture ricettive hanno sofferto gli effetti di una minore capacità di spesa degli italiani, che hanno ridotto ulteriormente la durata dei soggiorni e innalzato, di conseguenza, i costi di gestione delle imprese. Complessivamente la permanenza media degli ospiti è scesa a 3,9 notti dalle 4,0 del 2023, ma è diminuita anche la richiesta di servizi aggiuntivi, mentre è aumentato l’interesse verso le sistemazioni a tariffe più contenute.
Non mancano le note positive, come l’aumento degli stranieri, +1,6%, avvertito soprattutto nel settore alberghiero (+2,4%), ma anche nelle strutture complementari (+0,9%). In termini assoluti i pernottamenti stimati salgono ad oltre 105,1 milioni, contro i 103,4 milioni del 2023, ma non basta a compensare il calo della domanda interna.
La flessione del mercato è stata percepita in tutte le aree del Paese, ad eccezione delle strutture ricettive del Nord Ovest, che hanno segnalato un valore di sostanziale stabilità o di leggerissima crescita (+0,4%), grazie all’aumento dei turisti stranieri (+2,2%).
Al Nord Est il risultato peggiore: -1%, con un consistente calo degli italiani (-2,9%) e nonostante l’incremento degli stranieri (+0,5%). Nelle regioni del Centro la stima del risultato è -0,8%, determinato dal calo interno (-3,5%) e da un parallelo incremento degli stranieri (+1,9%). Per le regioni del Sud e Isole la stima è del -0,6%: le presenze degli italiani scese del -2,8%, a fronte di un aumento di quelle straniere del +4,1%.