La partita vinta dei corridoi e la finale, ancora da disputare, della rimozione definitiva dei divieti di viaggio extra Schengen. E ancora: il match parallelo dei ristori mancati con la pretesa, ora, di un nuovo scostamento di bilancio per rifinanziare – una volta risolto il nodo Quirinale – il fondo perduto per agenzie di viaggi e tour operator. La parola a Pier Ezhaya, presidente di Astoi Confindustria Viaggi, capitano in pectore della squadra turismo organizzato, che vorrebbe presto vedere in campo un nuovo giocatore: un lobbista di professione.
Sei nuovi corridoi aperti, ve lo aspettavate? Il mercato come ha recepito la notizia?
«Certo che ce lo aspettavamo; anzi ci aspettavamo anche altri corridoi come il Messico e Capo Verde ma – come abbiamo imparato a fare negli ultimi due anni – dobbiamo prendere ciò che arriva. In ogni caso è positivo che il test sui corridoi (che è durato circa tre mesi) abbia funzionato e abbia determinato sia la proroga degli stessi corridoi sia l’allargamento ad altre destinazioni. Ritengo questo un risultato portato a casa dalla nostra categoria».
C’è in giro, però, anche un certo malumore per la mancata rimozione degli elenchi. Cosa ne pensa? Che messaggio vuole lanciare ai soci?
«Io penso che il malumore e le critiche, non solo nel turismo, ma in generale nel nostro Paese siano diventati molto frequenti e bisogna farci un po’ l’abitudine (purtroppo). Detto questo, non mi sembra che la reazione del mercato sia stata negativa. Ovviamente auspichiamo che venga rimosso il divieto di viaggiare che oggi è ancora legato allo stato di emergenza che terminerà – lo dico con speranza, con la “s” minuscola – il prossimo 31 marzo. In più di un’occasione ho definito questo divieto come qualcosa di anacronistico visto che è datato marzo 2020 e soprattutto come uno sfregio al settore. Spero davvero che tra due mesi non si parlerà più di questa misura restrittiva che, lo ricordo, in Europa non esiste e trova corpo solo nel nostro Paese».
Che peso ha avuto in quest’ultima ordinanza il pressing delle associazioni?
«Il peso delle associazioni è stato determinante. Come è noto, abbiamo costituito già da luglio 2021 un tavolo di lavoro con il ministero della Salute con le associazioni del turismo organizzato. Questo tavolo ha contribuito a scrivere i protocolli sui corridoi, ma soprattutto è stato efficace nel fornire al ministero della Salute tutti i dati sulla reale efficacia di questo test. Anche grazie ai numeri estremamente positivi di questa sperimentazione il ministero ha provveduto a estendere l’ordinanza. Fino a ieri sera (mercoledì, ndr), quando poi è uscita la conferma dell’estensione dei corridoi, la nostra associazione è stata in pressing totale sia nei confronti del ministero della Salute, sia del ministero del Turismo, per sbloccare l’empasse. I tempi gridano ancora vendetta, ma cerchiamo di guardare avanti e di andare oltre».
Lei ha sempre auspicato di affinare la capacità di lobby della categoria. Qualche passo avanti in questo senso è stato fatto?
«Abbiamo imparato a fare politica, a dialogare con le istituzioni, a studiarci decreti, regolamenti e ordinanze come mai avevamo fatto prima di questa terribile pandemia. Penso che abbiamo fatto indubbiamente dei passi avanti, ma penso anche che a livello di lobby dovremmo strutturarci di più. Credo infatti che servano delle figure di public affairs che ci rappresentino costantemente con le istituzioni, sia a livello parlamentare, sia governativo, e questo è un mestiere che non possiamo svolgere noi. Noi ovviamente dobbiamo fare le nostre proposte, spiegare la crisi del nostro settore, dialogare con le istituzioni, ma il compito di tenere allacciati i rapporti deve ricadere su figure professionali che fanno questo di mestiere. Del resto, ciò avviene in quasi tutti gli altri settori merceologici».
Decreto Sostegni deboluccio. Vi siete detti delusi e avete chiesto un nuovo scostamento di bilancio. Ma ora che si va nella direzione delle riaperture, non crede che questa ipotesi si allontani?
«Più che deboluccio, è quasi inesistente. Abbiamo espresso con determinazione la nostra insoddisfazione sui provvedimenti varati. Abbiamo ripetutamente chiesto di rifinanziare il fondo per tour operator e agenzie di viaggi con almeno 500 milioni. A chi dice che sono tanti ricordo che rappresentano il 3% del fatturato perso da agosto 2020 a dicembre 2021 che ammonta a 14,6 miliardi di euro. Lo ripeto perché magari sfugge: 14,6 miliardi di fatturato perso. Ma ciò che mi fa indignare più di tutto è che questo provvedimento che noi richiediamo si è reso quanto mai necessario da quando il ministero della Salute ha imposto limitazioni allo spostamento dei nostri cittadini nelle destinazioni extra Schengen con inevitabili ricadute sul settore. La nostra posizione è sempre stata chiara: o ci fate tornare a lavorare o – se per decreto ci tenete chiusi o semi chiusi – ci dovete per forza indennizzare. Su questo una quadratura all’interno del Consiglio dei ministri va trovata. Non credo inoltre che questo allargamento dei corridoi possa inficiare la richiesta di un sostegno per il disastro che abbiamo alle spalle negli ultimi 17 mesi non ancora ristorati. In sintesi, comprendiamo che all’alba di un potenziale cambio di governo in virtù dell’elezione del Presidente della Repubblica non sia una cosa sensata procedere a uno scostamento di bilancio ma, una volta risolta la partita del Quirinale, quel Fondo va rifinanziato e va rifinanziato in quel modo. Non vedo altre strade».
Una parte della stampa ha praticamente dato per certo il booster illimitato. Nel frattempo le Regioni hanno chiesto di semplificare le regole e accogliere in Italia tutti i green pass. Quali sono ad oggi le falle del sistema vaccini-pass che frenano il turismo e come si può porre rimedio?
«Diciamo che il fatto stesso che l’Unione europea abbia richiamato tutti i governi ad adottare misure coerenti con l’attuale situazione pandemica e a tarare le contromisure per contenere la pandemia in maniera ragionevole è già un grande passo avanti. Indubbiamente il green pass deve diventare il nostro passaporto per poter viaggiare liberamente. C’è stata una forte campagna di sensibilizzazione sull’esigenza di vaccinarsi e credo che tutto sommato il nostro Paese abbia risposto molto bene. Quando ciò avviene è necessario però che le persone che hanno ascoltato gli indirizzi scientifici e le sollecitazioni del governo possano muoversi liberamente pur adottando tutte le precauzioni del caso».
È arrivata anche la notizia – importantissima – della mancata proroga dei tamponi per i rientri dall’Ue. Che effetto avrà sulle vendite dei tour operator?
«Questa misura va nell’ottica di rendere più fluido lo spostamento dei cittadini almeno all’interno dell’Unione europea. Sicuramente aiuterà gli operatori turistici anche se la maggior parte di essi sviluppa il traffico all’interno dell’Europa prettamente nella stagione estiva e quindi vedremo i benefici un po’ più avanti. Intanto è bene che anche qui siano stati rimossi i principali paletti».
Ultima domanda: alla luce di queste ultime evoluzioni ha ancora senso, come chiedeva Maavi nei giorni scorsi, organizzare una protesta di piazza?
«Capisco l’esigenza di far arrivare all’istituzioni in maniera forte e tonante le nostre difficoltà. Non ho mai creduto molto alle manifestazioni, ma ci sono dei momenti dove sono necessarie e forse siamo arrivati a questo punto. Io, però, prediligo sempre più il dialogo istituzionale, anche se credo che lo stesso debba essere molto fermo e molto deciso al fine di difendere gli interessi della nostra categoria. Per dirla in altro modo, penso che le manifestazioni diano molta visibilità, ma che il lavoro che viene fatto dietro le quinte e nelle stanze della politica sia analogamente importante, se non di più, e su questo credo che la nostra associazione non abbia davvero nulla di cui rimproverarsi».