Con la fiducia e l’approvazione definitiva della Camera, il decreto Rilancio – contenente qualcosa come 55 miliardi di interventi per favorire la ripresa post Covid – si appresta a raggiungere il Senato (l’approdo a Palazzo Madama dovrebbe esserci il 14 luglio) per la sua conversione definitiva in legge. Il tutto, entro la scadenza del 18 luglio, e con il turismo, però, che vede le sue aspettative relative agli emendamenti tutte disattese.
“Da cinque mesi, in rappresentanza del comparto del tour operating, chiediamo al Mibact e al governo interventi urgenti e concreti per la sopravvivenza di queste imprese – si legge nella nota di Astoi Confindustria Viaggi – Giunti quasi al termine dell’iter di conversione in legge del decreto Rilancio si può dire, senza tema di smentita, che non vi sia l’intenzione di salvaguardare un comparto e buona parte delle 80mila famiglie che vi lavorano. Ciò che si chiede al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e al ministro Dario Franceschini è di agire subito, mettendo in campo misure atte a evitare il tracollo del sistema”.
Il settore, prosegue l’associazione guidata da Nardo Filippetti, “non è fatto solo di alberghi e stabilimenti balneari. Si tratta di una filiera complessa i cui attori sono tutti ugualmente indispensabili e contribuiscono nello stesso modo a muovere gli ingranaggi di una macchina che rappresenta il 13% del Pil nazionale, equivale a 232,2 miliardi di euro ed è uno dei principali motori della nostra economia”.
Queste le proposte fatte a governo e Mibact da Astoi, a partire dall’incremento del fondo dedicato a tour operator e agenzie di viaggi: “si ritiene che lo stanziamento di 25 milioni sia un inutile palliativo, soprattutto se si considera che su 13mil imprese circa 3mila sono sopra la soglia di fatturato di 5 milioni di euro e non potranno nemmeno accedere al contributo a fondo perduto di cui all’art. 25 del medesimo decreto”.
E ancora, il prolungamento della cassa integrazione in deroga fino a dicembre 2020: “con l’allungamento di ulteriori nove settimane si prolunga la scadenza dei termini a metà agosto, ma molte imprese continueranno a non poter vendere nulla visto che le mete estere sono di fatto interdette; si parla di sgravi contributivi per chi riaprirà le aziende togliendo i dipendenti dalla cassa integrazione, ma in che modo le imprese il cui modello di business si fonda sulla vendita di viaggi all’estero potranno richiamare in azienda i lavoratori sostenendo i relativi costi? Lo scenario che si aprirà dopo lo stop ai licenziamenti a metà agosto sarà apocalittico”.
Fino al Bonus Vacanze, “con lo strumento, che identifica tour operator e agenzie di viaggi solo come intermediari, che è dedicato di fatto esclusivamente al comparto alberghiero, e crea non pochi problemi applicativi non solo agli operatori, ma anche agli stessi alberghi, molti dei quali non sono disposti ad accettarlo”.
Infine, nella riformulazione dell’art. 88 bis contenuta nel dl Rilancio, è stato inserito un passaggio con il quale si prevede sempre la restituzione della somma versata, senza emissione di voucher, per i soggiorni di studio degli alunni del quarto anno delle scuole secondarie di secondo grado nell’ambito dei programmi internazionali di mobilità studentesca riferiti agli anni scolastici 2019-2020 e 2020-2021.
“Molte imprese del comparto, attive prevalentemente nel segmento del cosiddetto high school program (che prevede solitamente esperienze di studio all’estero per un anno, un semestre o un trimestre) sarebbero costrette immediatamente a cessare l’attività, non avendo la disponibilità finanziaria per trasformare sin da ora i voucher già emessi in rimborsi cash e non avendo ricevuto alcun sostegno economico dal governo e nemmeno il rimborso dai fornitori esteri che, come noto, non sono soggetti alla legislazione italiana”, conclude Astoi.