Autobus, tesoretto da 12 miliardi di euro: numeri e trend Anav

by Andrea Lovelock | 21 Ottobre 2024 14:10

Trasporto su gomma ed evoluzione della specie. In occasione degli 80 anni dalla sua fondazione l’Anav, (Associazione Nazionale Autotrasporto Viaggiatori) ha reso noti i numeri di un comparto in continuo sviluppo: attualmente in Italia operano 600 imprese, dove sono impiegate oltre 100mila persone, con una flotta di 47mila autobus e pullman e un fatturato di oltre 12 miliardi di euro.

Durante l’evento, organizzato per celebrare il prestigioso anniversario, l’associazione ha presentato uno studio realizzato dal Politecnico di Milano per fare il punto sul rinnovamento del settore della mobilità e del trasporto pubblico con autobus. La ricerca “Analisi delle opportunità e delle criticità per la transizione energetica nel Tpl in Italia, a cura del professor Pierluigi Coppola, ha messo in luce i vantaggi di una transizione graduale verso le alimentazioni alternative per il rinnovo del parco autobus in Italia.

Lo studio ha dimostrato che un cambiamento più progressivo, rispetto a un passaggio repentino all’elettrico, favorisce un rinnovo più efficace della flotta autobus, riducendo l’età media dei veicoli e contribuendo significativamente alla sostenibilità del settore. Le simulazioni, condotte per il periodo 2024-2033, hanno rilevato che l’acquisto di soli autobus elettrici permetterebbe di sostituire solo il 37% della flotta urbana, mentre una transizione graduale, in linea con i vincoli europei, consente una sostituzione del 48%, con un effetto positivo sull’età media del parco, abbassandola stabilmente di oltre un anno rispetto allo scenario completamente elettrico.

«I risultati dello studio – ha sottolineato Nicola Biscotti, presidente Anav – mostrano come una transizione più graduale verso alimentazioni alternative nel rinnovo del parco autobus del Tpl consente di acquisire un numero maggiore di veicoli, con impatti positivi sull’età media del parco, che attualmente si attesta su valori molto elevati: circa 9,5 anni per quello urbano e 11,3 per quello extraurbano».

La ricerca ha inoltre valutato l’impatto sulle emissioni climalteranti, che rappresentano lo 0,7% del totale delle emissioni del trasporto passeggeri con autobus. «In caso di una transizione rapida all’elettrico – ha dichiarato Biscotti – questa percentuale scenderebbe a poco più dello 0,6%. Con un passaggio graduale, invece, si arriverebbe a circa 0,65%, differenza assolutamente trascurabile». Questo dimostra che una transizione graduale non compromette la riduzione delle emissioni, ma permette di ottenere maggiori benefici in termini di rinnovo del parco e riduzione dell’età media.

Lo studio del Politecnico di Milano ha anche sottolineato che una transizione graduale permette di affrontare meglio le attuali criticità legate alle alimentazioni alternative, come la carenza di infrastrutture di ricarica e rifornimento, la limitata disponibilità di veicoli, soprattutto per il trasporto extraurbano, e l’incertezza sui costi dell’energia.  Per quanto riguarda il settore extraurbano, i risultati sono ancora più rilevanti: un approccio graduale consente di sostituire circa la metà della flotta attuale, riducendo l’età media di quasi tre anni rispetto agli scenari più restrittivi imposti dal Piano Strategico Nazionale della Mobilità Sostenibile.

Tra le altre sottolineature, lo studio ha pure indicato la necessità di incrementare le risorse a partire dal 2026, quando si esauriranno i fondi del Pnrr. Si stima che un aumento di almeno 500 milioni di euro annui sia essenziale per mantenere l’età media del parco autobus al di sotto dei 10 anni, migliorando l’attrattività del trasporto pubblico e incentivando lo shift modale, riducendo così l’uso dell’auto privata.

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