«I passeggeri possono continuare a fare prenotazioni e ad acquistare biglietti in tutta serenità, dal momento che tutti i voli verso le nostre destinazioni continueranno ad essere regolari e tutte le vendite onorate». Con una nota ufficiale, Avianca Brasil provvede a gettare acqua sul fuoco sulla notizia della sua bancarotta apparsa nei giorni scorsi. «Lo scorso mercoledì 12 dicembre abbiamo effettuato 254 voli, trasportando oltre 32.000 passeggeri, tutto come da nostri schedule».
Il vettore di proprietà di German Efromovich (lo stesso che controlla anche la compagnia colombiana Avianca Holdings Sa, che però rimane un’entità a se stante, sia dal punto di vista finanziario che operativo), ha infatti chiesto e ottenuto di essere ammesso a una procedura di amministrazione controllata (una sorta di Chapter 11) da parte del Tribunale di San Paolo. Tribunale che con una sentenza ha confermato la possibilità per il vettore di continuare ad operare, annullando al contempo le ingiunzioni che prevedevano la restituzione di alcuni aeromobili a causa dei canoni non pagati.
Secondo i media brasiliani, all’origine della situazione in cui si è trovata Avianca Brasil, ci sarebbero infatti non solo gli alti costi del carburante, ma anche i problemi relativi al mantenimento della flotta: in totale, si tratta di una cinquantina di aerei, di cui il 30% avrebbero dovuto essere riconsegnati alle società di leasing cui appartengono. Complessivamente, secondo gli analisti, i debiti di Avianca Brasil ammonterebbero a circa 125 milioni di dollari.
Con il pronunciamento del giudice paulista, gli aeromobili potranno invece continuare a volare, consentendo al vettore di non cancellare nessun volo e di servire il proprio network che conta 24 destinazioni domestiche e quattro internazionali.
«Sono molto orgoglioso del supporto che abbiamo ricevuto in questi giorni», ha detto in un’ulteriore nota il presidente di Avianca Brasil Frederico Pedreira, sottolineando come le manifestazioni di solidarietà siano arrivate anche dalle associazioni di categoria, dai tour operator e dai consolidatori brasiliani.