Dalle imprese balneari bocciatura senza appello del testo Decreto Infrazioni per la parte che attiene alla sempre delicatissima materia delle concessioni demaniali. Nel corso di un’audizione presso le Commissioni riunite Giustizia e Finanze della Camera, i rappresentanti delle sigle di settore hanno ribadito come il testo sia da rivedere integralmente, perché apre alle gare indiscriminate e alla morte di migliaia di piccole imprese familiari, senza prevedere adeguati indennizzi.
Soprattutto non viene mantenuta la promessa fatta dalla premier Giorgia Meloni. Le associazioni dei balneari hanno così rinnovato le dure contestazioni al decreto Infrazioni approvato dal Consiglio dei ministri, che disciplina i criteri per riassegnare le concessioni balneari in scadenza attraverso procedure pubbliche selettive, come chiede la direttiva Bolkestein dell’Unione europea.
Nel dettaglio, per Antonio Capacchione (Sib-Confcommercio), «le imprese balneari rischiano di perdere il lavoro e il frutto del proprio lavoro. È una legge sbagliata. La Corte di giustizia Ue ha detto che la Bolkestein si applica solo a condizione che ci sia l’impossibilità dell’entrata di nuovi operatori nel mercato, la cosiddetta scarsità, che in Italia non c’è. Questa legge non applica correttamente la direttiva e se non si affronta il problema della scarsità, si finisce per creare dei contenziosi».
Anche Cristiano Tomei (Cna Balneari) ha auspicato che «il decreto legge venga migliorato in fase di conversione, perché l’attuale stesura non soddisfa i balneari. In particolare, non è sufficiente tenere conto solo degli ultimi 5 anni per calcolare l’equa remunerazione. Si tratta di un periodo in cui, a causa della pandemia e dell’incertezza stessa sul rinnovo delle concessioni, non sono stati fatti investimenti importanti. Perciò è necessario calcolare il riconoscimento per l’intero valore aziendale e tutta la durata della concessione».