Il Consiglio dei ministri del 7 agosto rinvia a settembre una serie di temi delicati, come quello dei balneari. Al termine della seduta, fonti di governo fanno sapere che di concessioni si riparlerà “in uno dei prossimi Cdm”.
E così i sindacati Sib e Fiba confermano lo sciopero di venerdì 9 agosto, ma restano possibilisti sulle manifestazioni successive ipotizzate il 19 e il 29 del mese.
«Non vi è ancora alcun provvedimento legislativo che dia certezza agli operatori pubblici e privati sulla questione balneare – dicono in una nota congiunta Antonio Capacchione, presidente del Sindacato Italiano Balneari aderente a Fipe Confcommercio e Maurizio Rustignoli, presidente di Fiba Confesercenti – Siamo, quindi, costretti a confermare la mobilitazione della categoria con la chiusura degli ombrelloni di due ore prevista per venerdì 9 agosto. Constatiamo comunque che “fonti di Governo” lo hanno preannunciato in uno dei prossimi consigli dei ministri».
E aggiungono: «È un segnale che non intendiamo sottovalutare, pertanto nei prossimi giorni si riuniranno nuovamente gli organismi dirigenti per valutare la situazione che, da anni, tiene con il fiato sospeso 30.000 imprese e 100.000 addetti diretti ed eventualmente confermare o sospendere le altre successive manifestazioni previste per il 19 e il 29 agosto».
Intanto il governo, come riporta il Sole 24 Ore, “preferisce subire la protesta del 9 agosto piuttosto che rischiare un ulteriore pericoloso corto circuito con la Commissione ma anche con il Quirinale. L’Italia è infatti già sotto procedura d’infrazione e il Capo dello Stato più volte ha sottolineato l’incompatibilità della proroga automatica delle concessioni con principi più volte ribaditi dalla Corte di Giustizia, dalla Corte costituzionale, dalla giurisprudenza amministrativa e dall’Authority sulla concorrenza”.
Intanto, il ministro per gli Affari europei, Raffaele Fitto ha commentato: «C’è un confronto sul parere motivato della Commissione europea che va avanti, con le sue complessità».
Il quotidiano economico ricorda che un’ipotesi tecnica esiste frutto del complicato confronto tra le varie sensibilità della maggioranza. La bozza, secondo quanto appreso dal Sole 24 Ore, conterrebbe però l’ennesima proroga. E addirittura fino al 2030 nelle Regioni in cui la percentuale di occupazione delle spiagge (la quota di tratti di costa in concessione) è inferiore al 25%.
L’ipotesi è dunque un sistema di proroghe differenziate, basato sulla tesi della non sussistenza della scarsità della risorsa naturale emersa dalla mappatura condotta dal governo e tuttavia già bocciata nella sostanza da Bruxelles.
Difficile quindi che la Commissione europea possa digerirla. E la soluzione al problema appare ancora lontana.