Totale chiusura del Consiglio di Stato riguardo alle concessioni balneari: con tre sentenze emesse due giorni fa, il massimo organismo amministrativo ha dato torto ad alcuni concessionari di Lavagna (Genova) che avevano rivendicato la validità dei loro titoli fino al 31 dicembre 2033. L’estensione al 2033 era stata rilasciata – riporta il notiziario online MondoBalneare – in base alla legge 145/2018 (la cosiddetta “legge Centinaio”), che aveva disposto il prolungamento di 15 anni per le concessioni balneari; tuttavia, in seguito alle pronunce dell’adunanza plenaria del Consiglio di Stato del novembre 2021 che hanno annullato la proroga al 2033 in contrasto con il diritto europeo, il Comune di Lavagna aveva ritirato la sua decisione e comunicato ai concessionari la nuova scadenza dei loro titoli, stabilita dallo stesso Consiglio di Stato al 31 dicembre 2023.
Per i giudici di Palazzo Spada, la proroga al 2033, se rilasciata in modo automatico e senza alcuna istruttoria come ha fatto il Comune di Lavagna, è da considerarsi non valida: di fatto, dunque, non è sufficiente che siano passati oltre due anni dal momento in cui la proroga è stata rilasciata a quello in cui è stata annullata: a questo proposito, sottolinea infatti il Consiglio di Stato, “nessun legittimo affidamento dell’appellante può ritenersi sussistente, non venendo neppure in rilievo i poteri di autotutela decisoria dell’amministrazione ove solo si consideri che l’atto con cui il Comune di Lavagna ha inizialmente attestato l’avvenuta proroga della concessione ha assunto una valenza meramente ricognitiva, essendo l’effetto di cui si discute scaturito direttamente dalla legge; ciò con l’ulteriore rilievo che […] detto atto non reca alcuna specifica valutazione della situazione della società, speciale e diversa dalla generalità degli altri concessionari, bensì soltanto un generico richiamo alla proroga ex lege disposta dall’art. 1, commi da 682 a 684 della l. n. 145 del 2018”.
A rendere totale la chiusura del Consiglio di Stato è anche il “no” all’indennizzo invocato dai concessionari, in quanto si sostiene che “l’eventuale ammortamento degli investimenti sostenuti dovrà, ove ne ricorrano i presupposti, costituire oggetto di considerazione «in sede di indizione delle procedure competitive di assegnazione delle concessioni”.
Inevitabili le reazioni di netto disappunto da parte della categoria, come quella di Fabrizio Licordari, presidente nazionale di Assobalneari Confindustria, che è anche uno dei concessionari di Lavagna, che aveva presentato ricorso: «Si tratta di una decisione assurda e incomprensibile. Non è accettabile, in uno Stato di diritto, che un imprenditore realizzi degli investimenti sulla base di una legge approvata dal Parlamento, e che dopo due anni questa legge venga abrogata come se fosse uno scherzo. I giudici stanno giocando con la vita delle persone. Ma non ci arrenderemo qui: intendo portare il mio ricorso fino alla Corte Europea dei diritti dell’uomo. Non si tratta di una questione personale, bensì di una battaglia per tutti i balneari che si stanno vedendo ledere i propri diritti».
Intanto, fervono i preparativi per la manifestazione dell’11 aprile a Roma, indetta dai balneari delle sigle Sib Confcommercio e Fiba Confesercenti, a seguito dello stato di agitazione della categoria comunicato con una nota congiunta fatta pervenire pochi giorni fa al governo e al Parlamento.