I sindacati dei balneari dichiarano guerra, gli albergatori sono su tutte le furie. E anche le sigle dei consumatori borbottano. Il decreto sulla riforma delle concessioni, approvato dal Consiglio dei ministri, è riuscito nell’impresa – più unica che rara – di scontentare tutti, alimentando nuove polemiche e la richiesta, da parte di alcuni, di revisione immediata del testo. Ma del resto, lo sappiamo, la questione delle concessioni in Italia è per antonomasia il cane che si morde la coda.
Per questo, in attesa di riunire i propri organi per una valutazione dei contenuti del decreto legge, Federalberghi e Faita Federcamping chiedono al Parlamento di “migliorare subito il contenuto, definendo misure ad hoc per le strutture turistico ricettive, come già fatto dal legislatore greco, nel pieno rispetto del diritto dell’Ue”.
“Alberghi, campeggi e villaggi – prosegue la nota – oltre a condividere le esigenze comuni alla generalità degli stabilimenti balneari, hanno caratteristiche particolari, che reclamano un’attenzione specifica. La concessione costituisce, infatti, parte essenziale e determinante dell’offerta erogata da quelle imprese turistico ricettive che mettono a disposizione degli ospiti, in un unico pacchetto, i servizi e la spiaggia attrezzata. L’integrazione è tale che gli ospiti non utilizzerebbero i servizi ricettivi se non fossero disponibili anche i servizi di spiaggia”.
Il vulnus, precisano Federalberghi e Faita Federcamping, è chiaro: “Se queste imprese venissero private della concessione subirebbero una mutilazione doppia, che non potrebbe essere compensata dall’assegnazione di una nuova area in altra posizione, magari distante dalla struttura ricettiva. In questo scenario, l’estensione fino al settembre 2027 della validità delle attuali concessioni demaniali, pur essendo apprezzabile poiché apre una finestra temporale utilizzabile per ricercare le soluzioni più opportune, non è di per sé sufficiente a risolvere i problemi sul tappeto”
LA POSIZIONE DELLE ASSOCIAZIONI DEI CONSUMATORI
Federconsumatori, da tempo, sottolinea quanto sia urgente e necessario dare corso alle gare il prima possibile, introducendo misure atte a garantire la corretta e trasparente concorrenza nel settore e in grado di tutelare il patrimonio marittimo/balneare.
«Con sorpresa leggiamo che le concessioni balneari sono prorogate fino al settembre 2027 (guarda lcaso la proroga coincide con la fine del mandato del governo) e addirittura, in caso di ragioni oggettive che impediscono il completamento della procedura di gara, possono essere ulteriormente rimandate al 31 marzo 2028. Si tratta delle prime anticipazioni sul contenuto della bozza del decreto che prevede “Disposizioni urgenti in materia di concessioni demaniali marittime, lacuali e fluviali per finalità turistico-ricreative e sportive” in discussione al Consiglio dei ministri», scrive l’associazione dei consumatori in una nota.
E prosegue: “Addirittura, si rimandano a fine marzo 2025 alcuni atti preliminari e necessari alla predisposizione delle gare, quali: i criteri di individuazione dei canoni, il loro valore e i criteri per gli indennizzi ai concessionari uscenti. In questo modo, di fatto, si legano le mani anche ai comuni che volessero anticipare le gare”.
Per Federconsumatori è “un ennesimo rinvio che si scontra con il pronunciamento del Consiglio di Stato, che aveva confermato la scadenza delle concessioni balneari al 31 dicembre del 2023 e con l’Agcm, che più volte ha espresso la necessità di provvedere all’immediata messa a bando delle concessioni, pena il ricorso al Tar che ha paventato già a molti Comuni. Con disappunto, ma senza sorprese, apprendiamo dell’ennesima proroga! Un nuovo provvedimento, a nostro avviso, contrario alla Direttiva Bolkenstein del 2006, che posticipa nuovamente l’attuazione di giuste iniziative a tutela dei cittadini, del settore turistico e delle nostre coste e rimaniamo sorpresi nell’apprendere che, come pare, dopo quasi 20 anni, il nostro governo abbia concordato con la Commissione Europea lo slittamento delle scadenze”.
L’associazione ribadisce che “ci si scorda troppo spesso che il demanio marittimo è un bene pubblico e pertanto appartiene a tutti i cittadini. Secondo tale principio il suo utilizzo, se pur dato in concessione, deve tenere conto prima di tutto, degli interessi dei cittadini e del rispetto dell’ambiente marino. Nei bandi, quindi, devono essere previsti, oltre all’equa remunerazione degli investimenti effettuati (come previsto leggendo le prime anticipazioni), anche e soprattutto parametri a tutela dei cittadini, con particolare riguardo a quelli con disabilità, che hanno diritto ad accedere alle spiagge, della sostenibilità sociale e ambientale. In tale ottica è necessario inserire nel disegno di legge una congrua ridefinizione della percentuale di spiagge libere, sostenibili e accessibili”.
Infine, “è fondamentale prevedere, quale criterio per l’assegnazione delle concessioni, anche il rispetto dei diritti dei consumatori: disponendo dei limiti agli aumenti di prezzo ingiustificati e speculativi a cui assistiamo ogni estate, l’obbligo di fornire servizi ausiliari alla balneazione (per es., salvataggio e prime cure), imponendo la tutela della buona occupazione, con l’obbligo di rispettare i contratti di lavoro, a pena di revoca della concessione”.
Anche Altroconsumo boccia senza mezzi termini il decreto legge: «A pagare continueranno essere soprattutto i cittadini – attacca Federico Cavallo, responsabile delle relazioni esterne – È inaccettabile che il nuovo decreto salva-infrazioni rimandi ancora una volta al 30 settembre 2027 la scadenza delle attuali concessioni, dopo che da decenni si attende una risposta alla questione balneari. Si tratta di un’operazione di forma e non di sostanza, che di fatto non prende reali decisioni e pone anzi le condizioni per trascinare ulteriormente in avanti lo status quo, aumentando anziché diminuire l’incertezza per tutti i soggetti coinvolti, in primis i Comuni, oltre ai rischi per il nostro Paese».
Esiste poi il pericolo di nuove sanzioni sul fronte Europa: «Non dimentichiamo – prosegue Cavallo – che l’Italia è stata più volte condannata in tutte le sedi e c’è il concreto rischio che anche i nuovi termini di messa a bando delle concessioni non bastino a rispettare i dettami di legge, con conseguente conferma delle sanzioni e nuove opportunità economiche mancate per il Paese. Da chi ha il compito istituzionale di decidere ci saremmo aspettati una maggiore assunzione di responsabilità e la capacità di indicare finalmente una direzione chiara e coraggiosa, non più ostaggio degli interessi conservativi di alcune minoranze che finiscono per prevalere su quelli della collettività. Solo una reale e libera concorrenza può portare maggiore innovazione nelle imprese balneari, migliori servizi ai cittadini, più inclusività e tutela dell’ambiente a fronte di prezzi equi».