Balneari in piazza: «Spiagge chiuse a giugno se non arriva la legge»

Balneari in piazza: «Spiagge chiuse a giugno se non arriva la legge»
11 Aprile 14:46 2024 Stampa questo articolo

Spiagge chiuse a giugno. Potrebbe essere l’extrema ratio dei balneari chenel corso della manifestazione dell’11 aprile a Roma in piazza Santi Apostoli, indetta da Sib Confcommercio e Fiba Confesercenti – chiedono con urgenza la legge che riorganizzi completamente il settore delle concessioni.

Centinaia di persone, provenienti da diverse città italiane, armate di fischietti e cartelli sono scese in piazza contro la Bolkenstein, per ricordare al governo di mantenere le promesse fatte in tema di concessioni durante la campagna elettorale con «l’emanazione immediata di una legge che riorganizzi completamente il settore», come dice il presidente Fiba Maurizio Rustignoli. 

«Siamo pronti a tutti i confronti, ma non accetteremo l’esproprio delle nostre imprese. Inizia un percorso di attenzione e pressione verso il governo e la politica. Se sarà necessario, valuteremo la possibilità nei primi giorni del mese di giugno di chiudere l’offerta balneare italiana. Se la politica non ci ascolta ci vediamo costretti a fare l’ultima cosa che vorremmo fare, ma se non otterremo un risultato siamo pronti a tenere le spiagge chiuse – aggiunge – Siamo in piazza perché vogliamo stimolare il governo a un provvedimento che deve essere emanato nelle prossime settimane. Il comparto balneare sta vivendo un momento di profonda incertezza. In campagna elettorale sono state fatte premesse importanti dall’attuale governo, ma si devono tradurre in una legge. Lo stato di confusione a livello territoriale porta i Comuni a emanare delle delibere di giunta che prevedono delle gare pubbliche già dai prossimi mesi, in assenza di regole che deve stabilire lo Stato. Chiediamo di essere convocati nelle prossime settimane per ragionare su una bozza di legge che dia equilibrio e certezza al futuro delle nostre imprese».

Fiba Confesercenti sottolinea la “grandissima partecipazione degli operatori di tutta Italia, nonostante lo sciopero generale abbia messo in difficoltà molte delegazioni. Una dimostrazione straordinaria di grande unitarietà e compattezza per chiedere al governo di legiferare, nel più breve tempo possibile, al fine di mettere ordine e ridare certezze al comparto”.

Antonio Capacchione, presidente Sib, dichiara: «Siamo all’ultima spiaggia. Se non avremo certezze in tempi brevi siamo pronti a mettere in campo ulteriori forme di protesta eclatanti a partire dal prossimo 2 giugno. Tra poco più di 2 settimane inizierà la stagione estiva, ma 30.000 imprese balneari e 100.000 addetti diretti vivono sulla propria pelle l’incertezza per il futuro. Per questo motivo abbiamo chiamato a raccolta, oggi, oltre 5.000 imprenditori a Roma. Non intendiamo manifestare contro il governo, ma sollecitare le Istituzioni nazionali a legiferare con urgenza. È assolutamente necessario e improrogabile superare il caos amministrativo per mettere in sicurezza un importante settore economico del Paese, composto, prevalentemente, da piccole e medie imprese a conduzione familiare che il mondo ci invidia».

IL TAVOLO A PALAZZO CHIGI

Nel pomeriggio del 10 aprile c’era stato l’incontro a Palazzo Chigi con la premier Meloni che ha convocato le 9 rappresentanze sindacali delle imprese balneari, tavolo consultivo che però non ha sortito alcun risultato di rilievo. Anzi, ha confermato le due azioni distinte, a riprova di una spaccatura tra le associazioni di categoria dei balneari, ovvero la manifestazione a Roma in piazza Santi Apostoli per le due sigle (Sib Confcommercio e Fiba Confesercenti), e la conferenza stampa presso la Camera dei Deputati per le altre sigle tra cui Assobalneari Confindustria, Cna Balneari, Federterziario Balneari e Base Balneari.

Due azioni di forza per ribadire le stesse preoccupazioni del settore, ovvero l’inerzia del governo alla luce della sentenza del Consiglio di Stato che nel novembre scorso ha bocciato le proroghe delle concessioni. A tutto questo si deve aggiungere  lo “stato confusionale” in cui versano i comuni con fughe in avanti sotto forma di bandi di gara o proroghe giudicate illegittime.

A ben vedere, la richiesta delle 9 associazioni di categoria, seppur spaccate, è stata la stessa: quella di una rapida soluzione che restituisca certezze agli attuali imprenditori balneari, alle prese con la scadenza delle concessioni il 31 dicembre 2024.

La mossa a sorpresa della convocazione a palazzo Chigi è stata interpretata come un tentativo della premier Giorgia Meloni di placare gli animi accesi dei balneari che, alla luce dei ritardi nel legiferare e in assenza di un segnale di chiarezza sul destino degli attuali concessionari, invocano un passo concreto dal governo sostenuto tra l’altro da partiti che, almeno a parole, hanno sempre avallato le istanze di questa categoria.

La linea dettata dalle rappresentanze dei balneari, seppur con la spaccatura nella modalità delle proteste, è abbastanza chiara: le imprese stanno vivendo una situazione pesante in cui le amministrazioni locali organizzano i bandi per la riassegnazione delle spiagge ognuno in modo diverso, creando un caos che sta generando allarme diffuso in tutto, il settore. Il comparto chiede ormai da mesi una legge, partendo dal lavoro già fatto della mappatura delle coste. Una norma che dovrà fissare in modo chiaro, netto e trasparente tutti i principi che definiscono il giusto valore di decine di migliaia di aziende prevalentemente a conduzione familiare. Un valore sociale, oltreché economico che né il governo né l’opposizione possono ignorare.

E, sempre nelle scorse ore, era intervenuto a gamba tesa – e c’è chi maligna per palesi fini elettorali – Gian Marco Centinaio, ex ministro del turismo, in rotta di collisione con l’Europa dichiarando la netta opposizione ad avviare bandi di gara per le concessioni balneari: «L’Europa ci contesta il modo in cui abbiamo misurato le coste per arrivare alla cifra del 33% di risorsa occupata. A questo punto dobbiamo concordare con l’Ue un periodo transitorio nel corso del quale, visto che non si fida dei nostri calcoli, venga qui coi propri tecnici a misurare le coste. Se ci obbligherà ad andare a gara, chiederemo che venga data una vera e propria prelazione a favore dei concessionari uscenti riconoscendo loro il valore aziendale, secondo il modello portoghese. La Lega negli anni non ha mai cambiato idea. A quel punto cercheremo di capire come la pensano i nostri alleati, coinvolgendo le associazioni di categoria».

L’esponente della Lega si è spinto anche a lanciare una sfida in vista delle elezioni europee: «Invito tutti i futuri eletti al Parlamento europeo, di qualsiasi schieramento, a mettere in agenda la modifica della Bolkestein, una direttiva scritta male  che può compromettere l’attività di migliaia di imprese familiari».

A ben vedere, dalla convocazione della Meloni alle dichiarazioni di Centinaio, appare chiaro l’estremo tentativo dell’esecutivo di rasserenare l’ambiente piuttosto esasperato di un settore strategico nel sistema turistico italiano; comparto che, scendendo in piazza alla vigilia delle elezioni europee, può creare non pochi problemi alla maggioranza di governo.

La foto pubblicata è stata inviata dall’ufficio stampa di Fiba

L'Autore