Balneari, l’ultima spiaggia della Corte Costituzionale
Ultima spiaggia, è proprio il caso di dire, per le imprese balneari che riguardo alla ormai arcinota vicenda delle concessioni demaniali hanno incassato l’ennesima doccia fredda con la sentenza del Consiglio di Stato, che ha dichiarato illegittima la proroga di un anno sulle concessioni voluta dal governo Meloni, sollecitando i Comuni a dare immediatamente corso alla procedura di gara per assegnare la concessione in un contesto realmente concorrenziale.
Alcune rappresentanze sindacali dei balneari e diversi imprenditori di settore, infatti, stanno sollecitando il governo Meloni a passare dalle mere parole dei comunicati stampa ai fatti, ovvero procedere col ricorso alla Corte Costituzionale. In verità si tratta di una strada già percorsa in passato, con risultati peraltro negativi, ma viene comunque caldeggiata come ultima opzione a disposizione dell’imprenditoria balneari per cercare di avere risposte concrete alla vigilia dell’apertura della stagione estiva. Sui quotidiani nazionali e locali continua pure la durissima denuncia di imprenditori balneari che sostengono di aver già investito migliaia di euro per l’allestimento degli stabilimenti senza avere la minima certezza di aprire e proseguire l’attività. E c’è chi, dalla riviera veneta a quella toscana, minaccia anche di non aprire gli ombrelloni fintanto che il governo non convocherà i diretti interessati per dare delucidazioni su cosa potrà succedere nell’immediato futuro.
A prefigurare l’ultima mossa possibile è anche il portale del settore mondobalneare.com che specifica come “essendo il Consiglio di Stato l’ultimo grado di giudizio nella giustizia amministrativa, contro le sue sentenze si può fare ricorso in Consulta solo per motivi inerenti alla giurisdizione, come stabilisce l’articolo 111 della Costituzione. Ciò significa che si può ricorrere solo quando si ritiene che il Consiglio di Stato sia intervenuto in ambiti al di fuori della sua competenza, oppure quando invade il campo di chi dovrebbe fare le leggi, ovvero il parlamento o il governo”.
«Il 12 giugno è stato convocato il tavolo tecnico consultivo sulla mappatura – ha commentato Antonio Capacchione, presidente Sib Confcommercio – Si tratta di un ulteriore segnale del governo di volere intervenire dopo le elezioni europee. In questo modo sono state anteposte le esigenze elettorali a quelle della categoria e del Paese di avere, cioè, un inderogabile e improcrastinabile provvedimento legislativo chiarificatore che salvaguardi la balneazione attrezzata italiana e dia certezza a tutte le istituzioni. La convocazione riguarda, però, soltanto le Amministrazioni pubbliche e, quindi, non anche le organizzazioni di categoria. Come già anticipato, a breve saranno rese note le iniziative sindacali adeguate, a tutela e salvaguardia di oltre 30mila imprese e 100mila addetti diretti».