Pazienza finita per i balneari. Proclamato lo stato di agitazione di oltre 30mila imprese, annunciano i presidenti delle associazioni balneari Sib-Confcommercio, Antonio Capacchione, e Fiba-Confesercenti, Maurizio Rustignoli, che in una lettera alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, comunicano la decisione, a causa dell’assenza di una norma che decida il futuro delle concessioni demaniali marittime, in scadenza il 31 dicembre 2024. In un passaggio della nota congiunta c’è un esplicito riferimento alla colpevole “inerzia” di governo e Parlamento.
“Le scriventi organizzazioni maggiormente rappresentative dei balneari italiani – si legge nel comunicato – facendo seguito alle nostre precedenti, alle quali non è seguito alcun riscontro, con la presente le comunicano di aver proclamato lo stato di agitazione della categoria per la mancata emanazione di un atto normativo o amministrativo chiarificatore sulla durata delle concessioni demaniali marittime”.
“È una questione che lei conosce perfettamente – scrivono ancora Capacchione e Rustignoli alla Meloni – per essere stata in questi anni sempre in prima linea a sostegno delle ragioni delle decine di migliaia di imprese balneari italiane. Non dobbiamo, pertanto, spiegarle quanto la balneazione attrezzata italiana sia importante, non solo per l’economia, ma persino per l’identità del nostro Paese, e le vigenti normative che dispongono la proroga delle concessioni vigenti nelle more di una riforma della materia vengono disapplicate dalla prevalente giurisprudenza amministrativa”.
“Alcuni enti concedenti (Comuni e autorità di sistema portuale) – prosegue la lettera – stanno ponendo in essere le procedure amministrative per la messa a gara delle aziende attualmente operanti. Non è assolutamente rinviabile un intervento normativo che eviti la gestione confusa e caotica delle funzioni amministrative in materia. L’inerzia di governo e Parlamento rischia di distruggere un importante settore economico efficiente e di successo. Le rinnoviamo, ancora una volta, la richiesta di un incontro per meglio rappresentare e illustrare la gravità della situazione e l’urgenza di un intervento normativo risolutivo”.
Era stato chiesto un tavolo tecnico permanente per cercare di trovare la quadra nell’ingarbugliato scenario, specie dopo che alcuni Comuni hanno già emanato bandi, altri hanno addirittura provveduto ad assegnare le concessioni, mentre alcune Regioni contestano apertamente certe fughe in avanti. Una torre di Babele che non giova al comparto e rischia di gettare ombre nella gestione delle spiagge attrezzate lungo le coste italiane.
Una stato di malcontento generale, quello dei balneari, ulteriormente aggravato dall’obbligo derivante dal decreto 18/2023, che stabilisce i parametri e le regole nel “consumo umano” dell’acqua: viene di fatto fissato un obbligo di docce e acqua potabile in tutti gli stabilimenti con la dotazione di appositi erogatori. Secondo i dati raccolti da Il Messaggero, attualmente ben pochi stabilimenti sarebbero in regola e dotarsi, a meno di quattro mesi dall’inizio della stagione estiva, di impianti idrici significa un’ulteriore spesa non certo marginale se si tiene conto che bisogna provvedere anche agli allacci alle reti idriche.
Considerando le procedure amministrative previste per la certificazione degli allacci idrici e le pastoie burocratiche, gran parte degli stabilimenti rischia di essere fuorilegge all’apertura della stagione estiva. In particolare, Confesercenti ha già diffuso una nota nella quale si sottolinea che “il problema vero è l’impossibilità per tutti gli stabilimenti di installare per la prossima stagione le tradizionali docce a ridosso della battigia, a meno che non siano collegate alla rete idrica”.
Del resto per i gestori – stando anche alle posizioni assunte dalle associazioni di categoria – una simile spesa non può essere ritenuta un investimento, visto che le concessioni sono in scadenza e, come detto, a oggi non c’è ancora traccia di una soluzione.
Sulla questione è intervenuto in una nota il senatore Mario Turco, vicepresidente M5s, che ha chiamato in causa il governo: «Ieri abbiamo appreso che starebbe pensando di prorogare le concessioni demaniali a tutto il 2025, perché – come ha spiegato il capogruppo di FI in Senato, Maurizio Gasparri – “va completata la mappatura”, che ormai ritenevamo conclusa dal governo. Evidentemente è fermo a un corporativismo di stampo novecentesco».
«Nel frattempo – ricorda Turco – l’Ue ci mostra da settimane la spada di Damocle di una procedura d’infrazione. Ricordiamo a Gasparri che Forza Italia nel giugno 2022 votò il ddl Concorrenza, che prevedeva gare pubbliche, indennizzi a carico del subentrante, premialità per i gestori titolari d’investimenti, revisione degli attuali irrisori canoni e clausole a salvaguardia per i lavoratori. La verità è che il governo prende tempo su tutte le questioni, turismo incluso, e come su tutte le attività produttive non sa che pesci pigliare, basti vedere il caos affitti brevi nelle grandi città».