by Andrea Lovelock | 11 Ottobre 2024 13:32
Spiagge e stabilimenti balneari “bagnati” non solo dalle perturbazioni meteo ma anche dalla “pioggia” di emendamenti che a pochi giorni dall’approvazione del dl Infrazioni sono arrivati dal centrodestra: in attesa della legge di conversione sono infatti già numerose le proposte di modifiche.
Si tratta in prevalenza di emendamenti nei quali si propone di alzare la soglia degli indennizzi a favore dei concessionari uscenti e in alcuni casi di prolungare i tempi di mantenimento delle concessioni dopo l’esito delle gare che dispongono solitamente di un periodo di transizione.
All’inizio di settembre il governo ha varato il decreto[1] col quale si è voluto stabilire un punto fermo su una questione che, proroga dopo proroga, si stava portando avanti da ben 14 anni. Una svolta riformatrice attuata essenzialmente per scongiurare il deferimento dell’Italia alla Corte di giustizia Ue. L’accordo con Bruxelles prevede che le concessioni potranno arrivare fino a settembre 2027, poi scatteranno i bandi. I titolari degli stabilimenti avranno inoltre diritto a risarcimenti, limitati agli investimenti fatti negli ultimi 5 anni e non ancora ammortizzati, previo presentazione di una perizia asseverata che dovrà essere compilata da professionisti contabili. Ed anche qui si prospetta una ‘battaglia’ di lobbies tra dottori commercialisti e revisori legali.
Secondo quanto riportato da Huffington Post tra gli emendamenti spiccano quelli della Lega che vorrebbe apporre una postilla all’articolo che fissa al 30 settembre 2027 l’efficacia delle concessioni e che recita: “…e comunque fino alla data di rilascio di nuovi provvedimenti concessori”. E, sempre la Lega, pare di concerto con altri esponenti della maggioranza (FdI), proverà ad inserire nel calcolo degli indennizzi anche l’avvio dell’attività d’impresa e gli investimenti in beni “materiali e immateriali”, puntando anche a strappare una quota più sostanziosa dell’anticipo che i concessionari entranti dovranno dare agli uscenti come forma di ristoro: il decreto parla del 20%, ma alcuni esponenti della maggioranza vorrebbero alzare questa soglia al 50%. Infine c’è anche un “timido tentativo” di inserire il diritto di prelazione per i concessionari uscenti in caso di parità di offerta, ma proprio sulla prelazione l’Ue ha risposto con un secco “no”.
L’idea di fondo è quella di fronteggiare le multinazionali, tutelare i piccoli imprenditori balneari, ponendo anche un limite al numero di concessioni da assegnare a un unico soggetto. Ma è una strada tutta in salita, visto che l’Unione Europea ha già dato il suo parere favorevole al dl Infrazione, così com’è stato impostato. Stravolgerlo vorrebbe dire riaprire il capitolo che Bruxelles non sembra più intenzionata ad affrontare dopo gli estenuanti confronti e i tira e molla di questi anni.
Intanto non si è fatta attendere la presa di posizione di Fiba Confesercenti, che in una nota manifesta profonda preoccupazione: «Il comparto balneare continua a vivere uno stato di estrema incertezza – sottolinea il presidente di Fiba, Maurizio Rustignoli – E i balneari non sono certo contenti, come ha ribadito nei giorni scorsi lo stesso ministro del turismo Daniela Santanchè. Siamo però in un momento cruciale, perché il decreto che interviene sul settore deve essere convertito in legge e siamo nella fase della presentazione degli emendamenti. Una fase che ci auguriamo possa portare a quel punto di equilibrio necessario per il doveroso riconoscimento del valore dei beni materiali e immateriali alle attuali imprese, quando queste dovranno affrontare il percorso a evidenza pubblica. Siamo convinti che sia un risultato raggiungibile e che sia un diritto degli attuali concessionari vedersi riconosciuto il valore della propria impresa».
La nota prosegue con una significativa precisazione di Rustignoli: «Le nostre imprese hanno creduto nel patto fiduciario con lo Stato che prevedeva il diritto di insistenza e rinnovo automatico delle concessioni. Le leggi cambiano, è vero, ma la politica ha il dovere di accompagnare le imprese, e le famiglie che sono dietro queste imprese, a un nuovo regime legislativo. Ora parte il nostro percorso assembleare in giro per l’Italia per incontrare i balneari e coinvolgere gli enti locali, regione per regione. Loro sono chiamati a un grande lavoro, che deve essere fatto da qui alla scadenza del 2027, unico aspetto di buon senso presente nel decreto, perché dà alle amministrazioni il tempo di lavorare per stabilire criteri giusti ed equilibrati per le future evidenze pubbliche. Noi siamo disponibili al dialogo e propositivi al fine di trovare un nuovo punto di incontro, ma ci vogliono subito certezze per dialogare e costruire equilibri minimi».
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