Monta la polemica intorno alla ormai nota lettera del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, rivolta al parlamento e al governo, con la esplicita richiesta di porre fine al “cortocircuito” che si è creato con la legge sul commercio ambulante in netto contrasto con il diritto Ue sulla concorrenza. I media nazionali hanno subito ricordato che nel febbraio scorso il Capo dello Stato aveva scritto un’altra lettera rivolta all’esecutivo e relativa al ritardo con il quale si stava trascinando la vicenda delle concessioni balneari, richiamando il rispetto dei dettami Ue.
Questo richiamo apparso sui quotidiani, in particolare sul Sole 24 Ore, ha provocato la reazione dei sindacati dei balneari. In una nota Antonio Capacchione, presidente del Sib – Sindacato Italiano Balneari aderente a Confcommercio, scrive che “la lettera del Presidente della Repubblica, che riguarda la legge sulla concorrenza n°214 del 30 dicembre 2023, non contiene alcuna disposizione sulle concessioni balneari, bensì quelle degli ambulanti (art.11). È opportuno, poi, chiarire che le proroghe delle concessioni balneari, decise dai Comuni e dalle Autorità di sistema Portuale, non avvengono sulla base di questa legge appena promulgata e neppure per le disposizioni contenute nella legge 14/2023 Milleproroghe (promulgata con analoga lettera di accompagnamento del Presidente della Repubblica). La proroga delle concessioni balneari viene disposta dagli Enti concedenti sulla base della legge n° 118 del 5 agosto 2022 (art. 3 comma 3) emanata dal governo Draghi e promulgata, senza alcun rilievo, dal presidente Sergio Mattarella. Legge che, del resto, non è stata oggetto di alcuna contestazione da parte della Commissione europea”.
La nota si conclude con una esplicita e polemica osservazione: “Per qualcuno ogni pretesto è utile pur di attaccare gli imprenditori balneari, persino calpestando la verità e la realtà. È comunque urgente un intervento legislativo che dia certezza agli operatori in conformità al diritto europeo. A tal proposito si sottolinea che il presupposto per la corretta applicazione della Bolkestein è costituito dell’accertamento della scarsità della risorsa, come chiarito dalla Corte di Giustizia dell’Unione europea da ultimo con la sentenza del 20 aprile scorso. Accertamento che il governo è impegnato a effettuare”.