by Andrea Lovelock | 6 Ottobre 2023 11:06
Azzardo o rischio calcolato nella mossa del governo in merito alla spinosa vicenda delle concessioni balneari: per evitare di mettere a gara tutte le concessioni, il governo intende far valere una mappatura delle coste italiane[1], contenuta nella relazione finale illustrata nelle scorse ore a Palazzo Chigi, da dove si evince che il 67% delle coste non è appetibile e non può andare in gara perché attiene tratti di costa inaccessibili o sotto tutela ambientale o ancora vincolate perché aree militari, o addirittura aree non concedibili perché con rigidi vincoli regionali.
A conti fatti, quindi, soltanto il 33% delle spiagge sarebbe soggetto a bando. Una tesi azzardata che trova d’accordo solo una parte del governo e ovviamente le 20 sigle sindacali in rappresentanza delle imprese balneari che hanno preso parte al tavolo tecnico.
Tra i rappresentanti del governo, poco propensi ad adottare soluzioni avventate da presentare a Bruxelles, c’è il ministro per gli Affari europei, la coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto, il quale, alle prese con il cronoprogramma delle tranche di pagamenti del Pnrr, non ha alcuna intenzione di irretire i referenti Ue per una vicenda che si trascina da anni e che ha già prodotto qualche malumore di troppo in Europa.
A tutto questo si aggiunge l’autentico caos di pronunce e sentenze che si sono sovrapposte fino ad oggi: l’ultima in ordine di tempo è la sentenza del Consiglio di Stato[2] che ha annullato la proroga delle concessioni fino al 31 dicembre 2024 che il governo Meloni, nel febbraio scorso, aveva approvato per cercare di prender tempo e sbrogliare la intricatissima matassa. Ed è proprio questa sentenza ad essere stata impugnata davanti alla Corte di Cassazione[3] da alcune sigle sindacali delle imprese balneari e di cui si attende la pronuncia per fine ottobre.
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