Bandiere rosse, anatre e pagode: un’esperienza chiamata Cina
Il dito preme sul vetro della funivia. I piccoli occhi a mandorla si allargano per lo stupore. “Ohh”, esclamiamo in coro mentre penzoliamo a 900 metri di altezza diretti verso una delle sette meraviglie del mondo. In cabina siamo in sei, compreso il piccolo Yuan, che di anni ne ha sette e stringe la madre man mano che ci avviciniamo alla Grande Muraglia. Il Great Wall è lì, in tutta la sua bellezza. Un enorme drago sinuoso che danza tra le montagne con le sue incantevoli torri.
È il mio primo assaggio della Cina. Indimenticabile. Un Paese dove la vita è scandita dal calendario lunare, la medicina cura il corpo ma anche lo spirito, i giovani pagano qualsiasi cosa con lo smartphone e nei parchi ci si raduna all’alba per fare tutti insieme Tai Chi.
Il tour, firmato Metemozioni, parte dalla capitale, Pechino, quella che tutti chiamano Beijing. È una megalopoli frequentata da 40 milioni di persone ogni giorno, traffico assurdo nelle ore di punta e file disciplinate. Il cuore è Tien An Men, la più grande piazza al mondo. È facile perdersi tra bandiere rosse, comitive di anziani vestiti a festa e famiglie con cellulare d’ordinanza, ma basta intercettare il sorriso enigmatico del celebre ritratto di Mao Zedong per accedere alla Città proibita. Superate le mura, l’antica urbe conserva una serie di palazzi pagoda che per oltre 500 anni hanno ospitato gli imperatori della dinastia Ming, oltre che i loro consiglieri, spose e concubine. Seguendo le tracce dei regnanti si raggiunge il magnifico Palazzo d’estate, patrimonio dell’Unesco, costruito su quella che viene chiamata la collina della longevità.
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Ci arriviamo al tramonto, quando il sole illumina il bellissimo battello di pietra, gli innamorati si abbracciano sulla riva del lago e una dolce melodia ci accompagna mentre visitiamo l’immenso giardino. Pechino è anche questo, frenesia allo stato puro alternata a momenti di intenso relax. Si passa così dal caos delle viuzze di Dazhalan jie, area commerciale dove servono la miglior anatra laccata versione street food, alla calma del Tempio del Cielo, edificio simbolo, costruito seguendo il numero nove e i suoi multipli, dove gli anziani giocano a mahjong o sferruzzano a maglia mentre la giornata scorre via lenta.
Per scoprire le antiche tradizioni di Pechino, invece, raggiungiamo gli hutong, i grigi viali della città vecchia, lì da più di 800 anni. Il risciò si infila tra le case basse dai portoni rossi, sui ponti di marmo che cavalcano il fiume, si destreggia, non si sa bene come, tra le centinaia di persone che addentano spiedini di frutta caramellata o ravioli prêt-à-porter a tutte le ore. Tutto sempre sotto l’occhio vigile di Mao, stavolta versione santino, che ciondola dalla cappotta. Dopo un’ultima incursione al Tempio dei Lama e al quartiere 798, una ex fabbrica di armi che oggi ospita gallerie d’arte, lasciamo la città. “Scè, Scè” (grazie) Pechino.
In meno di cinque ore con il treno ad alta velocità si arriva a Xi’ An, prima capitale dell’impero e culla della civiltà cinese. Chang, la guida locale, ha il volto di un adolescente e ha scelto di studiare l’italiano per caso. Ci narra che Kyoto sia stata costruita seguendo fedelmente lo stile degli edifici di quella che una volta era la sede del Regno della dinastia Qin, la stessa che ha regalato al mondo la Grande muraglia e l’esercito di terracotta.
Oggi in superficie non resta più nulla, eccetto le vecchie mura lunghe 14 km e il quartiere musulmano che ospita la Grande moschea e lo street food dove succo di melograno e ravioli vanno per la maggiore. Per cercare il vero tesoro bisogna invece scavare. A un’ora dal centro ci sono ancora 72 tombe imperiali tuttora conservate sottoterra. Lo stesso esercito di terracotta fu scoperto per caso, grazie a tre contadini che nel 1974 erano a caccia di un pozzo. Una coincidenza che ha trasformato un paesino di campagna in un museo visitato da 50mila persone al giorno.
Due ore di aereo ci portano verso un’altra città icona: Shanghai. Luccicante, ammaliante, lasciva ai tempi della guerra dell’oppio quando era frequentata da gangster e prostitute, la “Parigi d’Oriente” seduce chiunque metta piede sul suo Bund. Lo spettacolo lascia senza fiato: da un lato gli eleganti palazzi anni Trenta e la Via Nanchino, cinque km di boutique extralusso e insegne colorate, dall’altro lo skyline di vetro e acciaio fatto di grattacieli, torri a forma di loto, giochi di luce e ponti sospesi.
È Pudong, il cuore finanziario della città, dove si sfidano le leggi della fisica. Qui c’è la stazione del treno Maglev, a levitazione magnetica, che collega l’area all’aeroporto internazionale in soli sette minuti e 20 secondi sfiorando i 430 chilometri all’ora e la Shanghai Tower, 632 metri di altezza, il secondo grattacielo più alto al mondo dopo il Burj Khalifa di Dubai. Sbirciare giù dal 126esimo piano fa sembrare tutto più facile.
Non si può andare via senza prima perdersi nella zona bohemienne di Taikang Lu, affollata di laboratori di artisti e sale da tè, o immergersi nell’odore di incenso del Tempio del Buddha di giada, incastonato tra gli skyscraper. Scivolando verso sud, il paesaggio diventa più verde e l’acqua disegna i centri abitati.
L’ultima tappa è la “città nobile” di Hangzhou, come la definì Marco Polo. Qui si produce il miglior tè verde della Cina, si può frugare tra radici e bacche nella seconda farmacia più antica del Paese, immergersi nella fitta selva che custodisce il Tempio Lingyin, rilassarsi in barca sul romantico Lago Occidentale. Di sera, alla luce delle lanterne rosse, si anima e va in scena anche il “Lago dei cigni” con le ballerine ologramma in tulle bianco. Mi commuovo e capisco. Confucio l’aveva detto. Dovunque tu vada, vacci con il cuore.
PAROLA ALLE ADV. «Inaspettato». È l’aggettivo che sintetizza meglio il fam trip in Cina organizzato da Metemozioni per 12 adv. Un tour da Pechino a Hangzhou che ha permesso di toccare con mano le bellezze del Paese del Dragone. «Una vera sorpresa – racconta Cinzia Ferrea, della Genovagando di Genova – Chi ama l’Oriente non può rinunciare a una tappa qui. È un luogo in continua trasformazione, pulito ed efficiente, da consigliare a coppie e gruppi».
Per Domenico Gabrieli della Sipadan Travel di Roma era il secondo viaggio nella destinazione. «Ho fatto lo stesso itinerario ben 30 anni fa – spiega – Posso dire che ho trovato un’altra nazione, moderna, tecnologica, molto vicina all’Occidente. In parte credo, soprattutto nelle grandi città, che la Cina abbia perso un po’ della sua identità ma come destinazione la consiglierei senza alcun dubbio. Il valore aggiunto di un t.o. come Metemozioni poi, permette di cogliere l’essenza vera del Paese perché conoscono bene gli usi e i costumi locali e possono contare su ottimi corrispondenti. Insomma anche il trasferimento più assurdo è garantito».
«Sono felice di aver potuto apprezzare da vicino un itinerario che spesso mi trovo a costruire solo tramite il catalogo – aggiunge Stefania Banelli, della Ovai Viaggi di Monte San Savino in provincia di Arezzo -Per chi arriva qui per la prima volta, Pechino e Shanghai sono mete obbligate. Le consiglierei, però, soprattutto a gruppi e coppie con guida italiana dato che l’inglese non è ancora così diffuso».
ITINERARI INSOLITI CON METEMOZIONI. Quando si parla di India, le brillano gli occhi. Anna Rita Peroni adora e lavora con i viaggi da oltre vent’anni, ma il suo amore più forte resta l’Oriente. Così, insieme ad Alessia Casinelli ha creato a Roma nel 2007 Metemozioni, t.o. specializzato in viaggi in Cina e India con l’obiettivo di far battere il cuore ai clienti. «Ogni nostro tour è programmato con cura e creatività – spiega – anche gli alberghi, i ristoranti vengono personalmente selezionati e ci avvaliamo della collaborazione di esperte agenzie corrispondenti. La passione per questi Paesi ci ha poi spinte a cercare sempre luoghi nuovi, ancora sconosciuti al turismo di massa, in maniera da poter creare anche viaggi individuali e su misura adatti a coppie, amici e famiglie».
La loro ricerca le ha portate per prime in Italia a scoprire e inserire nei loro tour Pingyao, la bellissima cittadina patrimonio dell’Unesco, una volta centro finanziario della Cina, e a lanciare, in collaborazione con l’Ente del turismo cinese, cinque itinerari insoliti dedicati alle famiglie dove grandi e piccini possono coccolare i Panda, praticare il Tai Chi e imparare a dipingere gli ideogrammi. «È un progetto che replicheremo anche il prossimo anno e che permette ai ragazzi di viaggiare senza visto – aggiunge Anna Rita – Inoltre nel prossimo catalogo 2020 inseriremo anche una novità che sta riscuotendo molto successo tra gli individuali: un tour con partenze di gruppo concentrato sull’area di Zhangjiajie, dove è stato girato il film Avatar».