by Claudia Ceci | 1 Giugno 2022 12:36
L’anno scorso il Pil italiano è cresciuto del 6,6%, recuperando due terzi dell’eccezionale contrazione del 2020 dovuta alla crisi sanitaria. Al recupero hanno contribuito anche in parte i flussi turistici. Come emerge dalla Relazione annuale sul 2021[1] della Banca d’Italia sull’andamento dell’economia italiana, i flussi turistici in entrata sono nettamente saliti a partire dai mesi estivi, pur restando più bassi di oltre il 20% rispetto a quelli precedenti la pandemia.
Nonostante nel 2021 il reddito disponibile delle famiglie sia cresciuto significativamente, grazie soprattutto all’aumento dell’occupazione, i consumi, pur salendo in maniera decisa, hanno recuperato solo parzialmente la brusca contrazione del 2020; il divario rispetto ai valori precedenti l’emergenza sanitaria resta ampio per le spese legate al settore turistico e ricreativo. La propensione al risparmio è scesa dai massimi raggiunti nel 2020, ma rimane alta rispetto ai livelli degli ultimi due decenni.
In termini di occupazione, ci sono state grandi differenze tra categorie di lavoratori e tra settori. L’incremento ha riguardato esclusivamente i rapporti di lavoro dipendente (in particolare quelli a termine, che erano molto diminuiti nei primi mesi della pandemia); è stato più intenso per gli uomini. Vi è stato un pieno recupero nel commercio, mentre nel turismo il ritardo è rimasto notevole, anche per effetto della nuova ondata pandemica verificatasi all’inizio del 2021
Con la forte ripresa del commercio mondiale, nel 2021 le esportazioni italiane di beni sono aumentate in misura rilevante, nonostante l’insorgere di strozzature nelle catene globali di approvvigionamento. Le esportazioni di servizi, pur in significativa espansione grazie al recupero delle entrate turistiche, restano invece ancora al di sotto dei valori antecedenti lo scoppio della pandemia. Sostenute a partire dai mesi estivi dal recupero delle entrate turistiche, si sono espanse in misura pronunciata (14,3%), pur restando ancora di oltre un quinto sotto il livello del 2019. Sono aumentate inoltre le vendite di servizi di trasporto, grazie al recupero dei flussi di merci e di passeggeri; si sono ampliate, in misura più contenuta, anche quelle di servizi alle imprese.
Il turismo ha beneficiato della ripresa delle entrate internazionali, in particolare dei viaggiatori europei, a partire dall’estate, ma resta ancora appena la metà di quello pre-pandemia.
Tra i 100 traguardi per il 2022, la maggior parte dei risultati da raggiungere riguarda le missioni relative alla digitalizzazione e alla transizione ecologica, che assorbono il 52% delle risorse complessive del Pnrr. Gli interventi previsti per l’anno in corso interessano diversi ambiti, fra i quali anche il miglioramento dell’attrattività dei centri turistici e dei luoghi di cultura.
Presentando le Considerazioni finali in occasione della pubblicazione della relazione, il governatore di Bankitalia Ignazio Visco sottolinea che il Pnrr «non esaurisce il novero degli interventi necessari né l’impegno finanziario del Paese: vi si aggiungono importanti riforme da attuare, come quella della tassazione, e risorse che il bilancio nazionale destina a programmi di spesa con obiettivi affini». Il Piano nazionale di ripresa e resilienza «offre la possibilità di colmare in tempi non lunghi parte dei ritardi accumulati», ma questo richiede «un impegno notevole per assicurare il rispetto delle scadenze concordate».
Adesso c’è da affrontare l’incertezza della guerra e, come sottolinea Visco, «L’economia italiana è, con quella tedesca, tra le più colpite dall’aumento del prezzo del gas, per la quota elevata di importazioni dalla Russia e per la rilevanza dell’industria manifatturiera, che ne fa ampio uso. Se la guerra dovesse sfociare in interruzione delle forniture di gas russo, il Pil potrebbe ridursi di 2 punti in media nel biennio e il tasso di crescita si ridurrebbe a -0,3% nel 2022 e a -0,5% nel 2023. Inflazione a +0,9% sul mese e +6,9% sull’anno “al livello di marzo 1986. L’aumento dei prezzi delle materie prime importate è una tassa ineludibile per il Paese».
Intanto, secondo l’Istat, nel primo trimestre 2022 il Pil è salito dello 0,1% rispetto al trimestre precedente e del 6,2% nei confronti del primo trimestre 2021. L’Istituto spiega che “si tratta di stime al rialzo rispetto a quella del 29 aprile, quando il rilascio mostrava una diminuzione congiunturale dello 0,2% e un aumento tendenziale del 5,8%”. La crescita acquisita per il 2022 è pari al 2,6%. Nel primo trimestre, la spesa delle famiglie cala dello 0,9%. Gli acquisti di beni durevoli crescono del 2,7%.
Nel contempo il Mef, il ministero dell’Economia, prevede un rialzo apprezzabile del Pil nel secondo trimestre: “La revisione al rialzo della stima Istat nel primo trimestre porta al 2,6% la crescita acquisita per il 2022”. Per il secondo trimestre il ministero si aspetta “un significativo aumento”.
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