C’è un tempo per tutto. Anche per vedere completato un capolavoro che, proprio nell’incompiutezza, racchiude il suo fascino. Sì perché per la Sagrada Familia, eterna icona di Barcellona, Patrimonio Unesco e da sempre richiamo per milioni di turisti, si sta per chiudere il cerchio, o quasi, come conferma il Corriere della Sera. Entro il 2025 sarà terminata la Torre di Gesù, 172,5 metri, e l’anno seguente è prevista l’inaugurazione, in coincidenza con il centenario della morte del suo geniale creatore, Antoni Gaudí: a quel punto saranno trascorsi 144 anni dalla posa della prima pietra, anno 1882.
Sull’atto finale, però, resta ancora un punto interrogativo, sennò che Sagrada Familia sarebbe? Sul sito della chiesa, infatti, la frase che annuncia il traguardo ormai vicino è scritta con il condizionale: «In teoria, la costruzione dovrebbe essere terminata nel 2026». In fondo siamo tutti affezionati al capolavoro così com’è e rapiti dal suo scheletro elegante. In pratica, invece, l’ultimo ostacolo si chiama grande scalinata, che Gaudì progettò sulla Facciata della Glòria, in via Maiorca, il tocco finale al quale gli eredi dell’ambizioso progetto non intendono affatto rinunciare.
E la questione non è esattamente di lana caprina, perché la costruzione della scalinata prevede la demolizione delle case collocate in quella zona. Insomma, si aprirebbe il delicato capitolo degli espropri. Il presidente della Fundació che supervisiona i lavori, Esteve Camps, è ottimista: «Dobbiamo sederci e parlare con il Consiglio comunale: vogliamo negoziare e sicuramente raggiungeremo un accordo», ha spiegato dopo un colloquio con il sindaco di Barcellona, Jaume Collboni. Peccato che Collboni, almeno per ora, di espropri non abbia affatto intenzione di parlare.
In attesa di sciogliere il nodo, Camps ha quindi precisato che, al di là dell’inaugurazione, la fine dei lavori non avverrà prima di dieci anni, entro il 2034.
Insomma, non sembra ancora giunto il momento di mettere il punto alla storia infinita della Sagrada Familia, nata dall’idea di un libraio che volle costruire un tempio espiatorio su quel terreno, destinato a un ippodromo dal Comune di Barcellona. Poi venne Gaudì, che subentrò ad appena 31 anni e rivoluzionò il modo di vedere quel progetto, andando oltre il liberty e immaginando una chiesa che si ispirasse alla natura e al bosco.
L’architetto dedicò all’opera gli ultimi 15 anni di vita, fino al 1926, quando fu travolto da un tram proprio mentre si stava recando alla Sagrada Familia. «Altri verranno dopo di me – era stato il suo testamento spirituale – Ciò che va sempre conservato è lo spirito dell’opera, ma la sua vita deve dipendere dalle generazioni a cui si tramanda e nelle quali vive e si incarna».